PALERMO – “Non è cambiato nulla. E tutto deve cambiare”. La manovrina ha concesso una tregua. A urne elettorali ancora a calde. Mentre le polemiche e le accuse sono freschissime. Ma già da oggi, ricomincia la “guerra fredda” tra il Pd e il “suo” presidente. Tra il partito e quel governatore al quale è giunto persino l’ultimatum di uno dei più stretti collaboratori di Matteo Renzi: “Risposte entro dieci giorni – ha detto Davide Faraone – o meglio andare al voto”. Un po’ una novità, la posizione dei renziani degli ultimi giorni. Una posizione che si aggiunge a quella di un’altra area. I “cuperliani” che trovano autorevole rappresentante nel segretario regionale del partito (che in realtà dovrebbe rappresentare tutti) hanno parlato di “titoli di coda vicini”, per usare le parole di Antonello Cracolici. Un concetto ribadito a più riprese. Fino a poche ore fa: “Alla Regione – ha postato Cracolici su Facebook – ultima chiamata. O si riparte da zero cambiando tutto o la storia di questo governo è giunta al capolinea”. Parole fin troppo chiare. E confermate ancora oggi dal segretario regionale del partito, appunto.
“Oggi le possibilità sono solo due – spiega Fausto Raciti – o il governatore ricostruisce il rapporto col Pd, o il Pd sarà costretto a separare i suoi destini da Crocetta. E sia chiaro – aggiunge il segretario – il problema non è certamente quello dell’inserimento di due cuperliani in giunta. Qui bisogna ricostruire da zero un programma di governo. Va rivisto il settore della Formazione, la programmazione europea, l’alta burocrazia e i rapporti col mondo delle imprese. Certamente il Pd non ha nessuna intenzione di rinunciare a esercitare il proprio ruolo”.
Non è cambiato nulla, insomma. Anzi, qualcosa è cambiato. “L’idea di Crocetta di vincere contro il Pd – aggiunge Raciti – è fallita miseramente con queste elezioni europee. Il presidente deve prenderne atto. Dice che hanno perso tutte le correnti del Pd? Io so solo che un professore universitario come Fiandaca è arrivato di gran lunga davanti a una candidata che poteva contare sull’appoggio di un intero governo e di diversi rami dell’amministrazione. Per non parlare di un candidato come la Chinnici che è stato infangato da Crocetta. E abbiamo visto che risultato ha ottenuto…”.
Crocetta, secondo Raciti, adesso è più solo che in passato. “Le posizioni recenti di Davide Faraone e il suo ultimatum, unito alle dichiarazioni di Delrio, passando per la composizione del palco in occasione della visita di Renzi, dove Crocetta non è salito, dicono molto. La verità è che il presidente non gode più di un consenso tra la gente. E questo scontento non può e non deve coinvolgere anche il Pd. Dobbiamo essere sinceri: non sono i contestatori a sbagliare. È stato il governo, finora, a sbagliare”. Così, ecco la soluzione: “Serve intanto un nuovo progetto di governo. E poi, certamente, un nuovo esecutivo. Inutile girarci attorno”.
Una richiesta, quella di Raciti, che ormai sembra condivisa però da gran parte del partito. Ovviamente dai rappresentanti di quell’area “Cuperlo” rimasta fuori dal “Crocetta-bis”. “La manovrina non inganni: la nostra posizione – precisa il deputato generale Filippo Panarello – non è cambiata di una virgola. Le ultime elezioni hanno certificato la vittoria del Pd e la sconfitta del governatore. Adesso serve un cambio di passo, una svolta, e un nuovo governo. Non possiamo proseguire con questo galleggiamento che rischierebbe di logorare il consenso ottenuto anche in Sicilia dal partito. Crocetta faccia mea culpa, si assuma le sue responsabilità. Una volta era osannato, adesso è apertamente contestato. Così non si può andare avanti. E si rischia una fine traumatica di questa legislatura. Anche perché – aggiunge – in queste condizioni il governo non ha i numeri per porre obiettivi e fissare scadenze, sperando di centrare gli uni e le altre”.
“Dobbiamo lavorare all’unità del partito – l’invito invece dell’ex segretario Giuseppe Lupo – e a ricomporre la frattura col presidente Crocetta. Ce lo chiedono i siciliani, che hanno bisogno di riforme, di sviluppo, di lavoro. In questi mesi – aggiunge – non ho fatto altro che lanciare messaggi di pace, e continuerò in questa direzione. Certamente non possiamo stare chiusi in un fortino a litigare. Serve una fase nuova, sulla scia dell’ultima grande vittoria elettorale. Serve un cambio di passo. Dobbiamo ‘resettare’ tutto, incontrarci in direzione regionale e trovare il modo di superare finalmente le divisioni”.
Un invito lanciato anche dal capogruppo all’Ars Baldo Gucciardi, che però precisa: “I problemi del Pd non si risolveranno mai con un semplice rimpasto. E dobbiamo stare in guardia: il fallimento di Rosario Crocetta sarebbe anche il fallimento del Pd siciliano. Adesso la politica faccia la sua parte, nei luoghi deputati: cioè gli organismi del partito”. Dove però la questione del nuovo governo, terrebbe banco: “Il governo – incalza Mario Alloro, deputato vicino a Mirello Crisafulli e tra i più critici nei confronti del governatore – è più debole dopo queste elezioni, che rappresentavano un vero e proprio referendum pro o contro Crocetta. E che ha rivelato un fatto che noi conoscevamo da tempo: la gente non lo ama più. Il presidente non è oggi nelle condizioni di governare. Ieri si è brindato all’approvazione della manovrina. Ma vorrei ricordare che ci abbiamo messo tre mesi, per un intervento da 130 milioni: in pratica, quanto viene speso dalla Sanità siciliana in una settimana. Sfiduciare il presidente? Non si troveranno mai – aggiunge Alloro – 46 deputati pronti a firmare. Vincerebbe l’istinto di conservazione. Serve invece un nuovo, serio governo, e una vera maggioranza. Faraone ha detto che finora abbiamo perso un anno e mezzo, e ha ragione. Adesso – ha concluso Alloro – abbiamo davanti il tempo per riprenderci. O per farci travolgere. E in quest’ultimo caso la responsabilità sarebbe tutta del governatore”.