CATANIA – Luigi Venezia torna a casa per l’ultimo saluto. Per l’ultimo abbraccio. Domani a San Giovanni La Punta, nella chiesa madre, si svolgeranno i funerali dell’ex carabiniere ucciso da due sicari incappucciati nelle campagne di Lentini due giorni fa. L’annuncio, pubblicato sul profilo Facebook di Gigi Venezia, è stato scritto dal figlio Rosario.
Commozione, dolore, incredulità e anche rabbia nelle decine di messaggi di tanti ex colleghi di Venezia che con la sua presenza ha segnato la storia della squadra “Lupi” dell’Arma. Ha messo la firma anche in diversi arresti eccellenti, come la cattura di pericolosi latitanti di Cosa nostra. Non a caso, infatti, un amico scrive: “Addio Lupo, sei stato un grande combattente”. Ma c’è anche chi lo chiama “Rambo”.
Nel 1992 era sfuggito a un agguato di mafia, poi Luigi Venezia era stato trasferito a Reggio Calabria e poi era tornato a Catania. Da sei anni era in pensione. “Un grande uomo”, “una bella persona”, un “amico indimenticabile”. “Ci mancherà il tuo mezzo sorriso”, scrivono su quella bacheca social diventata una fonte inesauribile di ricordi di “un grande servitore dello Stato”.
Le indagini, intanto, procedono a ritmi serratissimi. I carabinieri di Augusta e la Procura di Siracusa stanno scandagliando ogni pista e stanno cercando di rimettere a posto tutti i tasselli raccolti per individuare l’identità dei due sicari con il volto travisato che hanno sparato e ucciso Luigi Venezia. La rapina finita male è una delle ipotesi. L’ex carabiniere avrebbe reagito e sarebbe scattato uno scontro a fuoco. Finito purtroppo con il più tragico degli epiloghi. La pistola di Gigi è stata portata via dai presunti rapinatori diventati assassini. Questo elemento apre scenari che portano a parlare di giallo. Ma spetta alla magistratura fare chiarezza. “Voglio pregarvi di lasciare lavorare gli Investigatori”, è la preghiera di un amico di Gigi Venezia. Una preghiera che merita rispetto.

