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L’asse M5s-Lega | Manca il premier

Da domani il voto dei sostenitori, ma il tavolo potrebbe comunque saltare

Governo fermo
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PALERMO – Si apre il week end decisivo per le trattative che dovrebbero dar vita al nuovo governo. Il discusso contratto fra Movimento 5 Stelle e Lega è stato concluso ed aspetta di essere approvato dai rispettivi sostenitori. Già domani la piattaforma Rousseau, meccanismo che regola la democrazia diretta nel movimento fondato da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, darà la possibilità agli iscritti di esprimersi sull’opportunità di andare al governo con Matteo Salvini, rispettando il programma che è stato “partorito” dopo una lunga serie di incontri fra le delegazioni dei due contraenti. In casa M5s, però, si è deciso di dare vita anche ai banchetti in piazza per raggiungere il massimo degli elettori possibile. Il Carroccio, invece, chiederà ad iscritti e semplici simpatizzanti di recarsi ai gazebo che si stanno allestendo in tutta Italia, con una mobilitazione di circa cinquemila volontari.

Se, da un lato, il programma c’è, manca ancora il nome dell’ “esecutore” (così lo ha definito il capo politico del M5S Luigi Di Maio, all’uscita dall’ultimo incontro con Mattarella). Sulla scelta del Presidente del consiglio pesano una serie di veti incrociati fra i due leader governativi, con convitato di pietra il Capo dello Stato, che ha già fatto intendere chiaramente di voler dire la sua nella scelta del successore di Paolo Gentiloni.

Per i grillini, la trattativa è ormai quasi conclusa e non ci sarebbero problemi: gli ottimisti pentastellati puntano ancora sul proprio capo politico per andare a Palazzo Chigi o, in alternativa, su uno dei tecnici di area scelti in campagna elettorale e candidati a fare i ministri di un ipotetico monocolore cinquestelle.

A destra, invece, fra i leghisti non sembra esserci lo stesso entusiasmo dei “quasi alleati”. Salvini non arretra di un passo sulla scelta del primo ministro che, secondo lui, deve essere un politico e – preferibilmente – leghista. Il segretario del Carroccio è stato il primo a fare un passo indietro ed a mettere in discussione la propria premiership a favore di una figura comunque a lui vicina.

Dagli ambienti di via Bellerio, i maggiori dubbi sul fatto che alla fine si arrivi ad un compromesso che possa soddisfare entrambe le forze politiche di maggioranza. Insomma, il tavolo potrebbe saltare. L’incertezza sembra essere rimarcata anche dalle parole di Matteo Salvini: “Lunedì si chiude o la parola passa a Mattarella. O si cambia o si vota”. Un segnale, quello del segretario leghista, che suona più come una porta lasciata aperta al centrodestra, sulla possibilità (auspicata da Forza Italia e Fratelli d’Italia) di tornare alle urne uniti, già in autunno.


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