AGRIGENTO – Una lettera disperata indirizzata alla propria figlia per ricordarla e chiedere giustizia. E’ quella scritta da Giovanna Lucchese e indirizzata alla piccola Laura che domenica 28 agosto avrebbe compiuto 9 anni. La piccola, insieme con il fratello Carmelo, perse la vita nell’esplosione dei vulcanelli di Maccalube, nella riserva naturale di Aragona, quasi due anni fa, il 27 settembre del 2014. Quel giorno i due piccoli erano con il padre nella riserva aragonese gestita da Legambiente per visitare quel luogo tanto affascinante quanto potenzialmente pericoloso. Un’esplosione infatti, evento raro ma già capitato altre volte, inghiottì i due piccoli, con il padre, Rosario Mulone che si salvò grazie alla sua altezza, rimanendo solo in parte travolto dal “muro” di diversi metri che ricadde sul terreno.
L’occasione del compleanno della piccola Laura porta la madre a scrivere delle frasi di amore e ricordo verso i due piccoli, chiedendo anche giustizia per la “strafottenza” di chi gestisce ancora oggi la riserva, chiusa da quel giorno. “Amore mio – si legge – domenica sarà il tuo compleanno e avresti compiuto 9 anni. Sono quasi due anni che non ti vedo più, non mi resta altro da fare che immaginare quanto potresti essere bella, cresciuta, più matura rispetto a quella mattina in cui ti vidi per l’ultima volta. Mi manca tutto di te – continua la lettera – il tuo splendido sorriso, i nostri abbracci, ma soprattutto il vederti crescere e donarti il mio amore, invece l’unico regalo che oggi posso farti è quello di portarti i fiori al cimitero”.
Oltre al ricordo, la lettera indirizzata alla figlia è l’occasione per chiedere giustizia. E infatti in corso un processo in cui sono imputati Daniele Gucciardo, Domenico Fontana e Francesco Gendusa. La prossima udienza è fissata per ottobre. “La fine che hai fatto assieme al tuo fratellino è talmente ingiusta che non posso farmene una ragione e non passa giorno in cui non mi chieda perché sia successo tutto ciò. Capisco solamente che dietro a ogni incidente c’è sempre un errore umano (e il mio imperdonabile errore è stato quello di sottovalutare il posto dove i miei cari stavano andando), forse perché mi sono fidata di chi ha più conoscenza in materia di me, non facendo i conti con la strafottenza umana, di chi forse a suo dire si reputa titolato, e fare in modo di attrarre più visitatori possibili, non curandosi della loro incolumità, mentre invece si pensa solo egoisticamente al proprio tornaconto, altro che gestione. Ma credo fermamente nel lavoro dei giudici e degli avvocati, affinché sia fatta giustizia su una tragedia evitabile (se non sottovalutata)”.
La parte finale della lettera di mamma Giovanna è piena di amore e di tenerezza per il ricordo delle due piccole vittime: “Questo mio sfogo – conclude – scriverti questo mio pensiero potrà sembrare e può essere inutile, ma ho sentito fortemente il bisogno di pensarti in questa lieta ricorrenza, il tuo compleanno, il giorno in cui sei venuta al mondo e ti prometto amore mio che farò di tutto in mio potere per rendervi giustizia, almeno quella terrena, visto che a quella divina ci penserà Dio. Laura non dimenticare di dare un grosso bacio a Carmelo, il mio ometto, mamma già pensa che il prossimo mese sarà il suo compleanno e che avrebbe dovuto compiere 11 anni. Siete dentro di me, giorno e notte, come quando vi portavo in grembo. Vi amo tantissimo. Una mamma distrutta che chiede solo giustizia”. A ottobre, in aula, al padre dei due bimbi toccherà il compito più arduo: ricostruire quel giorno tragico.