Era subentrata, spalleggiata dal suo convivente, agli affari del figlio che era stato arrestato: gestiva lei gli incassi e i ricavi di lavoro delle giovani connazionali che ‘lavoravano’ su strada. E’ l’accusa contestata alla romena Stefania Cismaru, di 41 anni, che è stata arrestata dalla polizia a Catania assieme al connazionale Viorel Andreies, di 25 anni. Nei loro confronti agenti della squadra mobile e del commissariato Borgo-Ognina ha eseguito un ordine di custodia cautelare in carcere per sfruttamento della prostituzione emesso dal Gip di Catania su richiesta del sostituto procuratore Angelo Busacca. Analogo provvedimento è stato notificato in prigione ai tre romeni già detenuti: al figlio della donna, Silviu Bogdan Serban, di 22 anni, e a due suoi presunti complici, Eugen Petru Barnat, di 23 anni, e Adrian Costel Cobzaru, di 19. Secondo l’accusa la donna, dopo l’arresto del figlio, avvenuto nel febbraio scorso, gli sarebbe subentrata nella gestione di giovani prostitute. Lei viveva a Bronte, paese alle pendici dell’Etna, e da lì curava l’aspetto economico dello sfruttamento, mentre a portare e a prendere le giovani al ‘lavoro’ a Catania pensava il suo giovane convivente. La nuova ‘gestione’ del giro di prostituzione è stata scoperta grazie a intercettazioni eseguite in carcere durante i colloqui tra madre e figlio. Quest’ultimo, tra l’altro, le avrebbe anche chiesto di “attivarsi per corrompere funzionari pubblici” per “alleggerire la sua posizione giudiziaria”. La romena e il suo convivente sono stati arrestati dalla polizia in piazza Lanza, davanti al carcere di Catania mentre Stefania Cismaru si recava dal figlio per un colloquio in prigione.
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