Mafia a Barrafranca, l'ex sindaco indagato per voto di scambio - Live Sicilia

Mafia a Barrafranca, l’ex sindaco indagato per voto di scambio

Nuovo troncone dell'inchiesta Ultra. Il politico si difende: "Io estraneo alle accuse"
IL SOSPETTO
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Barrafranca. Da tempo è stato rimosso dalla carica di sindaco, a seguito del commissariamento per infiltrazioni mafiose del Comune di Barrafranca. Adesso l’ex primo cittadino Fabio Accardi è indagato per voto di scambio politico mafioso con il boss Raffaele Bevilacqua. L’accusa è contenuta nell’avviso di conclusione delle indagini preliminari e contestuale informazione di garanzia a firma dei sostituti procuratori della Dda di Caltanissetta Pasquale Pacifico e Nadia Caruso, che è in fase di notifica in questi giorni e che costituisce un nuovo troncone giudiziario della maxi-inchiesta Ultra, condotta dai carabinieri del Ros e del comando provinciale di Enna.

All’ex sindaco è contestato, in pratica, di aver accettato la promessa di ottenere voti in vista della sua nuova candidatura a sindaco alle elezioni amministrative del 2021 “manifestando, in corrispettivo, la propria disponibilità a facilitare l’assunzione di soggetti d’interesse dell’organizzazione mafiosa all’interno della Ati che si era aggiudicata l’appalto per la gestione dei rifiuti solidi urbani” a Barrafranca. Accardi, sempre secondo l’accusa, avrebbe manifestato inoltre la disponibilità a rilasciare in favore di Bevilacqua una certificazione da produrre al Tribunale di Sorveglianza di Catania che gli consentisse di essere trasferito in paese.

Il noto boss mafioso, uno che nel 2000 fu nominato capo provinciale di Cosa Nostra da Bernardo Provenzano, qualche anno fa era stato posto agli arresti domiciliari per motivi di salute, nonostante una condanna all’ergastolo. Contando sull’aiuto dell’allora sindaco, in pratica, sperava di poter tornare a Barrafranca. Accardi si è sempre professato innocente. La notizia della sua iscrizione sul registro degli indagati è nota sin dal giorno dell’operazione Ultra, ma è la prima volta che per emerge l’ipotesi di reato che gli viene contestata, ovvero il voto di scambio politico-mafioso.

Ora, contattato telefonicamente, si dice in attesa di valutare approfonditamente gli atti dell’inchiesta. E poi torna a dichiararsi assolutamente estraneo a ogni accusa. “Lo dimostreremo con i miei difensori – afferma -. Lavoreremo per fare comprendere la mia totale estraneità”. Barrafranca, si ricorda, è stato il primo comune nella storia della provincia di Enna a essere commissariato per mafia.


Gli indagati sono in tutto nove. Gli altri sono Andrea Bernunzo, Salvatore Blasco, Calogero Lio, Stella Marotta, Salvatore Paternò, Salvatore Privitelli, Giuseppe Zuccalà e il quarantenne catanese Giuseppe Santapaola. Salvatore Privitelli è accusato, in concorso con altre persone per cui si procede separatamente, tra cui il boss Bevilacqua, di tentata estorsione ai danni di un’impresa edile e di estorsione ai danni della stessa Ati che si era aggiudicata l’appalto per lo smaltimento dei rifiuti. Zuccalà e Blasco sono accusati di corruzione.

Il primo, responsabile dell’ufficio tecnico, è accusato di aver accettato dall’imprenditore Blasco, per il tramite di un figlio di Bevilacqua, Flavio Alberto, la promessa di somme di denaro in cambio dell’assegnazione diretta all’impresa Electrical Power di Blasco degli appalti per la fornitura e sostituzione degli impianti termici nelle scuole Verga e Don Bosco; e il contratto di conduzione ordinaria e straordinaria, esercizio, controllo, ispezioni, verifiche, analisi dei fumi, nomina del terzo responsabile, compilazione e corretta tenuta dei libretti, degli impianti termici comunali.

Bernunzo è accusato di detenzione illegale di armi, mentre Salvatore Paternò, Stella Marotta e Calogero Lio sono accusati di traffico di cocaina, per aver acquistato a Catania da Santapaola, indagato a sua volta, diverse partite di droga, da maggio a ottobre del 2019.


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