Mafia, arresti e sequestri | In cella boss e politici - Live Sicilia

Mafia, arresti e sequestri | In cella boss e politici

L'dentikit di Messina Denaro

Mafia, arresti e sequestri nel trapanese. Nel mirino degli inquirenti una serie di affari sporchi. I proventi sarebbero stati utilizzati per coprire la latitanza di Messina Denaro. MESSINEO (VIDEO): "La mafia e l'eolico".

TRAPANI –  La mafia ha messo gli occhi sulle energie alternative. L’ennesima conferma arriva dall’operazione del Ros di Palermo e dei carabinieri di Trapani. Sei persone sono finite in manette. Matteo Messina Denaro, tramite le famiglie mafiose di Castelvetrano e Salemi, avrebbe controllato il business dei parchi eolici. Cifre a sei zeri come conferma il contestuale sequestro da dieci milioni di euro. Passano in amministrazione giudiziaria l’intero capitale sociale della Salemitana Calcestruzzi, con sede a Salemi, e la Spallino Servizi, di Castelvetrano, di proprietà di Antonio Nastasi, considerato un prestanome di Messina Denaro.

Dall’inchiesta emerge il perverso connubio fra mafia e politica che si sarebbe concretizzato nelle figure di Santo Sacco, ex sindacalista e consigliere comunale del Paese che ha dato i natali al superlatitante (era stato eletto nel Pdl), e Salvatore Angelo, imprenditore salemitano che avrebbe messo a disposizione del capomafia la sua rete di società. Grazie ad Angelo, l’organizzazione aveva messo le mani sui parchi eolici San Calogero di Sciacca, Eufemia di Santa Margherita Belice e Montevago ad Agrigento. Ed ancora su quelli di Contessa Entellina e Ciminna (in provincia di Palermo) e sul Mapi di Castelvetrano.

Grandi affari, ma anche controllo del territorio attraverso le tradizionali estorsioni. E se era necessario si provvedeva ad esautorare i concorrenti. Come nel caso di un imprenditore fatto fuori dal progetto per un parco eolico a Catania. Sacco si era già messo d’accordo con Paolo Forte, figlioccio di cresima di Messina Denaro. Non si tratta dell’ultimo arrivato, ma dell’uomo che ha fornito al boss la propria carta d’identità nei primi anni di latitanza. Sacco e Forte avevano trovato l’intesa anche per realizzare un distributore di carburanti sul terreno di Rosalia Messina Denaro, moglie del mafioso Filippo Guttadauro e sorella del latitante.

Dall’inchiesta sono anche emersi dei contatti con la mafia palermitana. Salvatore Angelo sarebbe riuscito a piazzare il figlio nel cantiere per la costruzione di alcuni palazzi nel quartiere palermitano di San Lorenzo, regno dei boss Salvatore e Sandro Lo Piccolo. Le indagini sono state coordinate dal procuratore aggiunto Maria Teresa Principato e dai sostituti della Direzione distrettuale antimafia di Palermo Pierangelo Padova e Carlo Marzella. Il provvedimento, firmato dal gip Giuliano Castiglia, ha portato in carcere. oltre a Sacco e Angelo, anche Salvatore Pizzo, ex consigliere comunale di Terrasini, Gaspare Casciolo, ritenuto il capo della famiglia mafiosa di Salemi, Paolo Rabito e Gioacchino Villa, considerati affiliati al clan.

 


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