PALERMO – Lavorava per il gruppo Gold Bet, ma sottobanco progettava di mettersi in proprio. Alla fine Benedetto Bacchi fece il salto di qualità. Acquistò il marchio “B2875”, creando un circuito parallelo di scommesse. Da ieri è finito in carcere con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e riciclaggio.
L’anno della svolta è il 2012, quando Bacchi, 45 anni, secondo l’accusa, si guadagna l’appoggio dei mafiosi di Partinico, suo paese di residenza. In particolare, di Francesco Nania, suo socio occulto. Cosa Nostra decise di puntare su di lui, ma ci fu una spaccatura all’interno del clan. Salvatore Coppola, altro mafioso di Partinico, sponsorizzava Guagliardo Gerardo Orvieto, e aveva pure incassato il sostegno di Vito Galatolo, boss dell’Acquasanta. Altri, invece, come Girolamo e Giuseppe Biondino, pezzi grossi della mafia di San Lorenzo, preferivano puntare su Bacchi che alla fine ebbe la meglio siglando un accordo, si legge nelle carte giudiziarie, con “Biondino Girolamo (per il mandamento di San Lorenzo), Graziano Vincenzo (per il mandamento di Resuttana), Chiovaro Fabio (per il mandamento della Noce), Alessi Alessandro (per il mandamento di Pagliarelli), Fricano Giuseppe (per il mandamento Resuttana fino alla successione di Graziano Vincenzo), D’Ambrogio Alessandro (per il mandamento di Porta Nuova”. Altri accordi sarebbero stati raggiunti con i mafiosi di Brancaccio. Bacchi si sarebbe così garantito una posizione di monopolio nel mercato delle scommesse grazie all’apertura di centinaia di agenzie. Quarantasei sono state sequestrate perché si tratta di centri non autorizzati dai Monopoli di Stato.
Bacchi ha creato un impero. A fargli in conti in tasca è stato un imprenditore calabrese Mario Gennaro, creatore del marchio “B2875” ceduto a Bacchi, e oggi collaborate di giustizia: “Lui su Palermo, su 16 milioni io le dico almeno il 90% lo raccoglieva là, 12 li raccoglieva là e 4 magari. Un milione al mese li guadagnano. Un milione a loro in tasca al mese, 800 queste cifre parliamo, netti, pagate commissioni, pagato tutto, dottore”.
I poliziotti della Squadra Mobile di Palermo e dell Sco hanno ricostruito che i soldi accumulati da Bacchi finivano prima a Malta, nei conti della Gf Dama Limited, e poi rientravano in Italia arricchendo il patrimonio della Delta Immobiliare Universale, amministrata da Antonio Grigoli, zio della moglie dell’imprenditore, e motore del riciclaggio del denaro. Che fosse Bacchi a gestire il conto dell’Immobiliare emerge dalle intercettazioni con Giampiero Rappa, dipendente della banca San Paolo, pure lui coinvolto nel blitz.
L’indagine della Procura ricostruisce una serie di operazioni. Bacchi, tra le altre cose, ha girato al costruttore Alfredo Cannone due milioni di euro per la costruzione di un palazzo in via del Bersagliere; ha comprato i terreni dove sono sorti due supermercati a marchio Lidl. Ha messo le mani pure sulla costrizione dei centri commerciali, affidata al costruttore Cannone e all’architetto Devis Zangara. Anche il Lidl da poco inaugurato in viale Regione Sicilia, dove un tempo c’era “Salamone e Pullara”, è stato un grande affare di Bacchi.