CATANIA – Catturato, condannato, detenuto al 41bis da decenni. Il padrino di Catania Nitto Santapaola, da quel blitz nelle campagne calatine nel 1993, non ha più lasciato il carcere. Da Orsa Maggiore al processo Dionisio, la storia criminale del capo della famiglia catanese di Cosa nostra è scritta in molte sentenze. Ultimamente si è aggiunto un tassello sul racconto inerente il tesoro della cupola del clan Santapaola-Ercolano. L’inchiesta Samael del Ros ha permesso di tracciare il percorso dei fondi neri dei boss. E mentre è in corso il processo penale, quelle indagini hanno fatto da zoccolo duro a un provvedimento patrimoniale di confisca nei confronti dei personaggi apicali del clan.
Il Tribunale ha emesso una misura di prevenzione patrimoniale della confisca di beni nei confronti di Benedetto Santapaola, del nipote Aldo Ercolano, di Giuseppe Mangion, figlio del boss deceduto Francesco ‘Ciuzzo’ Mangion, di Giuseppe Cesarotti e di Mario Palermo, che è stata eseguita dai militari del Ros.
Con l’indagine “Samael” i carabinieri, coordinati dal pm Marco Bisogni, hanno potuto identificare faccendieri, teste di legno che avrebbero ‘dirottato’ i soldi sporchi accumulati tra gli anni Settanta, Ottanta e Novanta dai vertici della famiglia mafiosa. Gli imprenditori “contigui” secondo gli investigatori del Ros sono Giuseppe Cesarotti (immortalato con Giuseppe Mangion mentre conta soldi) e Mario Palermo. I due sono stati condannati, il primo a 15 anni dal gup, il secondo con il rito del patteggiamento.
Lo scorso 3 dicembre 2019 il tesoretto – del valore stimato in 7 milioni – è stato sequestrato, oggi è arrivata la confisca di primo grado. Le aziende ed i beni immobili, oggetto dell’odierno provvedimento, sono: Tropical Agricola Srl di Catania; GR Transport Logistic Srl a Mascali; LT logistica e Trasporti Srl a Mascalucia, 12 immobili a Mascali e a Massannunziata, frazione di Mascalucia.