Un terreno vicino alle case popolari di via Bonaccorsi ad Acireale si trasforma in un poligono di tiro. Fabio Arcidiacono e Giuseppe Florio, arrestati nel bliz Odissea, conversano e grazie al telefono diventato un microfono i poliziotti seguono in diretta. È il 2 dicembre 2019. Qualche mese prima Arcidiacono – detto Fabio mafia – racconta di avere in mano un revolver calibro 38 corto e due pistole calibro 357 e 7,65 modificate da “Mani di Fata” (indicato dagli inquirenti come Piero Massimino). Per il revolver però l’indagato avrebbe avuto problemi per le munizioni. Così avrebbe chiesto ad Alfredo Quattrocchi – altro coinvolto nel blitz antimafia di mercoledì – di procurarle. “Per le cose del 38 com’è finita?, domanda Arcidiacono. “Me li devono portare”, risponde il co-indagato.
Ma torniamo al poligono improvvisato. “Dammi una tavola di legno quanto provo una cosa dall’altra parte…”, dice Fabio ‘mafia a Giuseppe Florio ‘brioscia. Qualche minuto dopo si sente l’esplosione di 5 colpi di pistola e il passaggio di un treno. “È nica e fa questo ‘scrusciu picca” (poco rumore)”, commenta Florio. Arcidiacono replica: “Spatti è un 38 cuttu”. “Sembrano le bombette, lo sai le bombette”, continua ‘brioscia. Arcidiacono pensa all’uso che potrebbe farne. Il commento è inquietante: “Di fatti questo ho pensato, sembrano bombe, neanche se ne accorge un cristianu”.
Quando prendono la tavola, Fabio mafia analizza il foro di entrata del proiettile e si compiace del risultato: “Bonu passa ca’ banna e dà banna (è passato da una parte e dall’altra)… spatti è bella duppia (è spessa)”. A questo punto Florio vuole anche lui un’arma simile: “Bonu, bella, bene, lo vedi? Se ti capita una di questa me la fai prendere?”. Ma poi quando qualche mese dopo parla delle prove di sparo non appare più così entusiasta: “L’altro giorno è venuto Fabio mafia … bang bang bang.. gli ho detto “che hai sparato le fiaccole? e lui mi ha risposto: mbare, le fiaccole?… ne ha provata una da quella parte.. lui dice che era una 38…”. Il suo interlocutore, che non è altri che Rosario Panebianco – vertice operativo dei Santapaola di Acireale secondo gli investigatori – commenta: “Dal rumore sembravano bombette… “bang.. bang…bang..”.
L’ambizione sarebbe – a quanto pare – di avere armi rumorose e micidiali. Per fare cosa? Durante una contrattazione per un acquisto da un armiere di Enna, che poi non si farà mai, Arcidiacono esclama: “ce li compriamo, ce ne mettiamo 10 addosso e cumminamu u n’fennu” (combiniamo l’inferno, ndr). L’impulso è quello dei vecchi boss: ferro e fuoco per ottenere ‘il potere criminale’.