Mafia, processo 'Scrigno': chiesta una maxi condanna per Ruggirello - Live Sicilia

Mafia, processo ‘Scrigno’: chiesta una maxi condanna per Ruggirello

Tutte le altre richieste dell'accusa

TRAPANI – Il racconto che è venuto fuori da una indagine su mafia e politica non poteva essere meglio “fotografato”. Un “patto sinallagmatico”: da una parte le prestazioni e dall’altra i corrispettivi. E poi, in un crescendo di intrecci e collusioni, si arriva a quello che la Cassazione ha definito “il paradosso della democrazia”, ossia “il metodo di scelta dei rappresentanti della cosa pubblica che diventa lo strumento di rafforzamento della sopraffazione e della tirannia dei poteri mafiosi”. Sono le parole dei pm della Dda di Palermo, Gianluca De Leo e Luisa Bettiol, che oggi hanno esposto la requisitoria nel processo scaturito dall’operazione antimafia denominata “Scrigno”, condotta dai Carabinieri nel marzo 2019.

Il caso Ruggirello

Oggi, nell’aula “Giovanni Falcone” del Tribunale di Trapani, davanti al collegio presieduto dal giudice Daniela Troja, a latere Marroccoli e Cantone, i pm hanno chiesto quasi 100 anni di carcere per gli otto imputati (altri 19 sono stati giudicati col rito abbreviato) che hanno scelto il rito ordinario. L’imputato più famoso è l’ex deputato regionale Paolo Ruggirello: per lui le accuse di mafia e voto di scambio politico-mafioso: i pm hanno chiesto 20 anni di carcere.

Le altre richieste di condanna

Queste le richieste di condanna per gli altri imputati: al già riconosciuto “consigliere” del mandamento mafioso di Trapani, Nino Buzzitta, 21 anni; 20 anni e 6 mesi la pena chiesta per l’agrigentino Vito D’Angelo, originario di Ravanusa, ex ergastolano detenuto a Favignana e che sull’isola sarebbe rimasto a fare da referente per conto di Cosa nostra trapanese; 17 anni sono stati chiesti per il salemitano Vito Gucciardi; per l’accusa di voto di scambio politico-mafioso sono stati chiesti 8 anni per l’ex consigliere provinciale Vito Mannina e per l’ex consigliere comunale di Erice, Alessandro Manuguerra, infine per intestazione fittizia di beni sono stati chiesti 3 anni per Marcello Pollara e 2 anni per Giuseppa Grignani.

L’atto d’accusa dei pm

I pubblici ministeri hanno racchiuso in una voluminosa memoria i punti salienti del loro atto di accusa. In quel faldone la storia più recente della mafia trapanese, quella capeggiata dal terribile trio composto dai fratelli Virga, Franco e Pietro, figli dell’ergastolano Vincenzo, e dall’ex consigliere comunale di Trapani, Franco Orlando. Tutti e tre già condannati a metà degli anni ’90 e tornati condannati (sono in carcere) a pene severe proprio nell’ambito del procedimento “Scrigno”.

Mafia e voti

La mafia che mette in vendita i suoi voti, ai mafiosi per le campagne elettorali si sono rivolti i politici, Vito Mannina, Alessandro Manuguerra e Paolo Ruggirello. Per i pm le accuse sono state provate dall’esito del dibattimento. Contro gli imputati il lavoro investigativo che porta la firma dei Carabinieri del Reparto Operativo provinciale. “Politico spregiudicato” così Vito Mannina è stato indicato dal pm Luisa Bettiol: risale al 2017 la richiesta di appoggio politico rivolta a Cosa nostra trapanese, ai fratelli Virga, e sarebbe stata chiesta per se stesso (elezione non raggiunta perché in quell’anno la competizione elettorale a Trapani si concluse senza un sindaco e quindi un Consiglio comunale eletto) e per la figlia, Simona, eletta consigliere comunale ad Erice.

Ancora Campobello di Mazara…

A Franco Orlando direttamente si sarebbe rivolto invece Alessandro Manuguerra attraverso l’intervento diretto di suo padre, Luigi, ben più noto per essere stato un mago televisivo e deceduto durante l’istruttoria processuale. Ma è stato illustrando la posizione dell’ex deputato regionale Paolo Ruggirello, che la pubblica accusa ha messo in evidenza come Cosa nostra trapanese e la politica spesso riescano ad essere un’unica cosa. E questo, tante volte, con la mediazione della massoneria. I segreti che ancora oggi toccano Campobello di Mazara, la mafia, i luoghi della latitanza di Matteo Messina Denaro, e poi Cosa nostra, la politica e la massoneria, ancora oggi e con la requisitoria hanno fatto ingresso nel processo “Scrigno”.

Le intercettazioni di Ruggirello

In aula i pm hanno fatto ascoltare un paio di intercettazioni, la festa, i reciproci compiacimenti, per l’elezione nel 2014 di Giuseppe Castiglione a sindaco di Campobello di Mazara: espressione del Pd e sostenuto da Ruggirello con il gruppo “Art.4”. “E’ salito il nostro sindaco”, è stato sentito dire Ruggirello parlando al telefono col conclamato mafioso di Paceco Carmelo Salerno. E’ anche a lui che Ruggirello si rivolse per definire candidature, accordi e alleanze.

Castelvetrano

Minuziosamente descritti i rapporti con il castelvetranese Lillo Giambalvo (condannato per estorsione e famoso per le sue belle parole pronunciate a favore dei Messina Denaro), nipote di un mafioso importante, Vincenzo La Cascia, “Ruggirello lo ha fatto diventare consigliere comunale”, e poi con il campobellese Filippo Sammartano. Il pm De Leo ha evidenziato che i nomi di La Cascia e Sammartano sono quelli che in più indagini sono stati messi in relazione diretta all’allora latitante Matteo Messina Denaro. “Quando Giambalvo divenne consigliere comunale fece due telefonate, uno allo zio, Vincenzo La Cascia, l’altra al partannese Mimmo Scimonelli, il faccendiere di Matteo Messina Denaro.

“Ruggirello sapeva…”

“Ruggirello – ha detto ancora il pm De Leo – si è mostrato perfettamente a conoscenza delle regole, delle dinamiche e delle competenze territoriali di Cosa nostra…pronto a fare mercimonio della propria attività politica, utilizzando somme pubbliche per distribuire incarichi e consulenze”. Tra le cose emerse quella che avrebbe tentato di affidare al figlio di Salerno l’incarico di addetto alla security all’Assemblea regionale siciliana. Secondo l’accusa Ruggirello è “uomo di mafia”, “il suo ruolo è quello di uomo inserito…nel 2001 Mimmetto Coppola parla col fratello Filippo in carcere per cercare voti a suo favore , pochi anni dopo ed emergono i contatti col maresciallo Buracci che si divide tra l’ufficio cifra della prefettura e i boss di Campobello di Mazara (Buracci verrà arrestato nell’operazione Campus Belli, ma non arriverà al processo perché nel frattempo muore ndr)”.

Il ruolo di Giambalvo

Ci sono un paio di intercettazioni dove Ruggirello viene consigliato anche da Giambalvo di non avvicinarsi tanto a Campobello di Mazara, come a volerlo cautelare da eventuali occhi indiscreti (quelli degli investigatori), “c’è l’inferno a Campobello”. Nell’udienza di oggi hanno discusso anche le parti civili costituite, diverse associazioni e alcuni Comuni. A non presentarsi sono stati gli avvocati della presidenza della Regione e dell’Assemblea regionale siciliana. Le due costituzioni come parte offesa sono così destinate a decadere clamorosamente.


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