PALERMO – Il suo soprannome è lo stolito che nel vocabolario siciliano significa “strambo, fuori di testa”. Finora era questa l’unica traccia dei suoi problemi di salute che non avrebbero impedito a Giovanni Beone, secondo l’accusa, di fare parte di Cosa nostra e di essere pure la mente di una banda di rapinatori. Ora quei problemi di salute sono venuti a galla e a Beone sono stati concessi gli arresti domiciliari in una comunità terapeutica. In Sicilia, infatti, non ci sono centri clinici carcerari dove l’indagato può restare detenuto.
Il suo nome balzò alla ribalta della cronaca nel giugno scorso. Era inserito nell’elenco dei novanta arrestati del blitz antimafia denominato Apocalisse. In particolare, Beone, 50 anni, avrebbe fatto parte della schiera degli uomini del racket della famiglia mafiosa dell’Arenella. A lui i pubblici ministeri contestano di “avere fatto parte in modo continuativo dell’associazione mafiosa ed in particolare del mandamento di Resuttana, ponendosi alle dirette dipendenze di Gregorio e Domenico Palazzotto, agendo come organizzatore e materiale esecutore delle richieste estorsive”. I carabinieri lo hanno più volte intercettato mentre incontrava l’insospettabile reggente del mandamento, Giuseppe Fricano, nell’officina che quest’ultimo gestiva in via Libertà.
Quattro mesi dopo, e cioè a metà ottobre scorso, gli è stata notificata in carcere una nuova ordinanza di custodia cautelare. Gli uomini della Squadra mobile lo piazzano, infatti, al vertice di un gruppo di persone che si fingevano finanzieri per assaltare le abitazioni di facoltosi imprenditori nel Trapanese e nel Palermitano. I malviventi indossavano le false divise, piazzavano il lampeggiante sulle auto, si munivano di pistole e tesserini e infine bussavano alla porta del malcapitato di turno. Con il pretesto di dovere eseguire una perquisizione si facevano aprire la porta, immobilizzavano le vittime e razziavano quanto di prezioso ci fosse in casa.
In manette per rapina Beone c’era già finito nel 2012. fino ad allora percepiva la pensione di invalidità civile. La stessa invalidità causata dalla schizofrenia che ora gli è valsa la scarcerazione. Il giudice per le indagini preliminari non ha potuto fare altro che accogliere la richiesta degli avvocati Calogero Vella e Vincenzo Pillitteri. Non ci sono strutture carceraria adatte a garantire le cure a Beone durante la detenzione. Beone che, tra l’altro, non può neppure essere trasferito lontano dalla Sicilia. Ha bisogno, infatti, del contatto con i parenti.