Mafia, i Santapaola a Picanello: chiesti 25 rinvii a giudizio

Mafia, i Santapaola a Picanello: chiesti venticinque rinvii a giudizio

Il fronte dell'inchiesta Oleandro

CATANIA – La Procura di Catania ha chiesto 25 rinvii a giudizio per i presunti esponenti del clan di PIcanello di Cosa Nostra. C’è anche il presunto boss “Melo u ciuraru”, al secolo Carmelo Salemi, 55 anni. Così come figura pure uno dei suoi presunti successori, Giuseppe Russo detto “l’elegante” o “il giornalista”, 48 anni. E tutti gli uomini vicini alla cosca, uno dei gruppi satellite del clan Santapaola Ercolano.

Tutti dovranno comparire il prossimo 7 ottobre dinanzi al gup Pietro Antonio Currò. Le richieste di rinvio a giudizio dell’operazione Oleandro sono state formulate dai Pm Assunta Musella, Giuseppe Sturiale e Fabio Regolo. Noto imprenditore del settore floreale a Picanello, Salemi avrebbe riorganizzato il gruppo mafioso dopo gli ultimi arresti voluti dalla Procura. 

Il presunto boss

Lo avrebbe fatto assieme ad alcuni presunti complici. Poi nel 2020 fu arrestato e, tra i possibili successori, la Dda indica proprio Russo. Salemi e Russo sarebbero “promotori e organizzatori dell’associazione a delinquere di stampo mafioso”. 

Salemi era rimasto in carcere dopo il Riesame, che aveva confermato un’ordinanza in grado di ricostruirne financo la “biografia criminale”. Ha al suo attivo una sfilza di precedenti per associazione mafiosa, rapine, lesioni, traffico di droga e usura. 

Le richieste

Pure qui “u ciuraru” è accusato di mafia, con l’aggravante, come detto, di essere ritenuto il capo e promotore. È accusato di “aver promosso anche un’organizzazione di trafficanti di cocaina e marijuana”. Poi di estorsione e singole ipotesi di traffico di stupefacenti.

Le altre richieste, oltre a Salemi e Russo, riguardano Antonino Alecci, 61, Umberto Bonanno di 34, Carmela Bruno di 52, Laura Bruno di 42, Andrea Caruso di 42, Roberto Caruso di 39, Ivan Giuseppe Cicero di 48. Poi Nunzio Comis di 40 anni, Giuseppe Conti di 37, Michele Agatino Cuffari di 33, Alessandro De Luca di 49.

Gli altri

E ancora, Santo Di Bella di 32 anni, Giuseppe Gambadoro di 40, Germano Lorefice di 35, Salvatore Nicotra di 25, Lorenzo Antonio Panebianco di 24, Fabrizio Giovanni Papa di 57, Mario Salemi di 28, Biagio Santonocito di 32, Corrado Santonocito di 61, Alfio Sgroi di 53, Salvatore Alberto Tropea di 34, Giuseppe Ventimiglia di 44. 

La Dda ha proceduto dunque anche per Michele Agatino Cuffari, difeso dall’avvocato Fabio Presenti, che era stato totalmente rimesso in libertà nel corso dell’inchiesta, perché per lui il Riesame aveva annullato l’ordinanza, facendo cadere “l’aggravante mafiosa”. Il 33enne Cuffari è ritenuto uno spacciatore di marijuana. 

L’accusa di associazione mafiosa

La richiesta riguarda 26 persone, ma l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso è contestata solo a sette di loro. Sono Salemi, Russo, Sgroi, poi Antonino Alecci, Andrea Caruso, Giuseppe Gambadoro e Fabrizio Giovanni Papa. 

Quest’ultimo è ritenuto il custode del tesoro del clan. Le accuse, contestate a vario titolo, vanno dall’estorsione all’usura, al traffico di droga e all’associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti.


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