AGRIGENTO – Reddito di cittadinanza a condannati per mafia, parenti o persone sottoposte a misura cautelare. La Procura di Agrigento, che già lo scorso settembre aveva interrotto la catena dei contributi disponendo il sequestro di undici social card, ha notificato adesso l’avviso di conclusione indagini nei confronti di diciannove persone. Secondo l’accusa, avrebbero percepito indebitamente il reddito di cittadinanza conseguendo benefici economici, dai mille ai diciassette mila euro, omettendo di comunicare di esser stati condannati per mafia, di trovarsi in carcere o di essere congiunti di mafiosi. E nella lista degli indagati, che adesso rischiano il rinvio a giudizio, figurano l’ex braccio destro del capo mafia Maurizio Di Gati, la moglie di un collaboratore di giustizia e persone con condanne definitive per mafia. Si tratta di Ignazio Sicilia, Enzo Quaranta, Luigi Messana, Giovanni Calogero Scozzaro, Carmelina Virone, Paola Quaranta, Calogera Sferlazza, Rosalia Calacione, Lucia Cacciatore, Maria Spoto, Sergio Cusumano, Pasquale Alaimo, Maria Rita Cutaia, Vincenza Genco, Angelo Pirrera, Gesua Presti, Carmelina Signorina Gelo, Rita Spallino, Monia Russello. Adesso gli indagati avranno venti giorni di tempo per (eventualmente) presentare memorie, produrre documenti o rilasciare dichiarazioni al pubblico ministero per evitare la richiesta di rinvio a giudizio e, dunque, il processo. Il collegio difensivo è composto, tra gli altri, dagli avvocati Giuseppe Barba, Giovanni Salvaggio, Salvatore Pennica, Salvatore Virgone, Maria Alba Nicotra, Francesco Accursio Mirabile e Davide Casà.
Gli indagati sono 19: avrebbero percepito il sussidio intascando dai mille ai 17 mila euro
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