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L'Italia esce dai mondiali
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Marcello Lippi

Non bastano pochi minuti elettrici per dimenticare il resto. Non bastano due guizzi di un corpo inerte per promuovare al rango di cavalli scecchi e somari. I cavalli si vedono al palo, Marcello, vero? Bene, al palo ci siamo, ed è quasi una crocifissione sportiva. Il nostro cuore di tifosi sognatori fino all’inverosimile ha sperato, vagheggiando rimonte impossibili, azzurro choc, al confine del fischio di un arbitro comprensivo con i nostri colori. Il nostro cuore è rimasto deluso sanguinante, perché al termine di tutti i discorsi conta soltanto il raziocinino. E il raziocinio aveva già espresso il suo verdetto dopo le prime partite. Troppo scialbo il pre-Mondiale dell’Italia, orrende le altre due partite del girone. I somari non diventano cavalli per magia, vero Marcello Lippi che sei fuggito negli spogliatoi, come un Domenech qualsiasi, senza nemmeno il coraggio di affrontare a petto in fuori l’intervista del dopo partita?

Una brutta eliminazione, figlia dello scarso ricambio generazionale e degli errori di presunzione di un commissario tecnico ubriacato dalla vittoria di Berlino. Non c’era molto sugo. Eppure, è stato davvero un peccato mortale lasciare a casa le poche polpette sugose, i Cassano e Balotelli che avrebbero reso forse meno vergognoso l’epilogo di una squadra sfiancata, distrutta e colpevole.

Ora si ricomincia con Prandelli. Un bravo tecnico e – contrariamente al sor Marcello – un uomo che conosce il sentiero difficile dell’umiltà.


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