Non c’è angolo di Sicilia che non mostri, dopo oltre quattro anni di governo Crocetta, i segni del fallimento. Le macerie di una rivoluzione mancata. Inizia così il nostro viaggio, che è un bilancio, in fondo, di una legislatura che avrebbe dovuto risolvere i problemi e ha finito per crearne di nuovi. Cominciamo dal caos della Sanità siciliana.
PALERMO – Il Policlinico di Palermo è da alcuni giorni senza un manager. Il Policlinico di Messina è ancora commissariato. Il “pesante” dipartimento della programmazione sanitaria è sulle spalle di un dirigente che oggi guida anche un altro dipartimento dell’assessorato alla Salute. È, questa, solo l’ultima istantanea di una Sanità malata, in difficoltà, che arranca tra concorsi sospesi e nomine da mettere a punto.
Niente concorsi, ospedali nel caos
“Entro la fine di gennaio si concluderà il percorso di approvazione della nuova Rete ospedaliera”, assicurava alla fine dell’anno scorso il presidente della commissione Salute all’Ars, Pippo Digiacomo. Pochi giorni dopo, dall’assessore alla Sanità Gucciardi ai deputati alleati, era tutto un “brindare” alla presentazione di un Piano finalmente concertato con sindacati, manager, addetti ai lavori. Ma gennaio è finito da un po’. E tra poco sarà anche il turno di febbraio. Eppure, di rete approvata quantomeno all’Ars, prima di ricevere il via libera dal Ministero alla Salute e anche da quello all’Economia, non se ne parla ancora. Insomma, i concorsi annunciati ormai da più di un anno e mezzo da assessore e solerti direttori generali, non si vedono nemmeno. Un fatto che va al di là della semplice infornata di assunzioni che può tornare buona in campagna elettorale. Ma che ha a che vedere con la stessa efficienza degli ospedali. Da mesi, infatti, i sindacati dei medici lamentano una carenza di organico che ricade sui lavoratori stessi. E ovviamente anche sui servizi offerti ai cittadini.
Il risiko delle nomine politiche
Ad alimentare il caos anche la situazione relativa ai manager. La storia delle nomine in Sanità nell’era Crocetta, tra l’altro, è lunga e tortuosa. Le ultime notizie sono quelle relative alle dimissioni di Renato Li Donni, direttore generale del Policlinico di Palermo. Un addio spiegato con “ragioni personali”, ma che ha ovviamente innescato una vera e propria guerra politica. Tra i nomi più ricorrenti per succedere a Li Donni, infatti, c’è quello di Fabrizio De Nicola, manager dell’Asp di Trapani e assai vicino all’assessore Gucciardi che lo avrebbe voluto già a capo del dipartimento della Programmazione sanitaria, ma si è dovuto arrendere, in questo caso, allo status di “esterno” del manager che ha complicato la designazione stessa. Ma la stesa diffusione di queste voci avrebbe finito per provocare una reazione tutta politica interna al Pd e ai partiti alleati che hanno puntato il dito contro l’assessore, “reo” di voler coprire ruoli così prestigiosi con uomini di stretta fiducia (è il caso anche delle indiscrezioni che vedevano l’attuale direttore sanitario di Villa Sofia Giovanni Bavetta proprio all’Asp di Trapani). Una replica di quanto accaduto quando il nome di De Nicola saltò fuori tra quelli maggiormente “indiziati” a ricoprire il ruolo che fu di Gaetano Chiaro. Lì, però, Gucciardi sta facendo la voce grossa:a capo del dipartimento della Programmazione sanitaria vuole indicare il proprio capo di gabinetto Marina Valli, anche a costo di “lasciare” il Policlinico, probabilmente, al direttore sanitario Luigi Aprea o al direttore amministrativo dello stesso ospedale Roberto Colletti. Ma toccherà al rettore Fabrizio Micari indicare la terna degli aspiranti, che si conoscerà probabilmente lunedì prossimo.
I casi Sampieri e Tutino
Resta il fatto che la confusione nella gestione delle nomine è uno dei tratti distintivi della Sanità in era Crocetta. Ancor prima dell’avvento di Gucciardi. A cominciare dalla sfortunata scelta di alcuni commissari, nominati in attesa di selezionare, dopo un lungo e complesso iter, i nuovi manager. È stato Crocetta, ad esempio, a rinnovare il contratto di Commissario dell’Asp di Palermo a Salvatore Cirignotta poi inguaiato dall’inchiesta sulle forniture di pannoloni. Poi lo stesso Cirignotta finirà al centro delle accuse di Crocetta, ma solo in un secondo momento. Ma se non si può certamente indicare Cirignotta come uno dei fedelissimi di Crocetta, uno dei manager più vicini al governatore era invece Giacomo Sampieri, al vertice di Villa Sofia-Cervello e anche lui finito sotto indagine per truffa, peculato e abuso d’ufficio nell’ambito della gestione del reparto di Chirurgia plastica diretto da un primario anche lui molto vicino a Crocetta, ossia Matteo Tutino.
Lucia Borsellino? Già dimenticata
Ma anche dopo la scelta dei manager, frutto di una selezione strombazzata come una garanzia, ecco cadere una dopo l’altra le nomine, tra gli altri e solo per fare qualche nome, di Mauro Zappia, Calogero Muscarnera e Marco Restuccia. Mentre Paolo Cantaro e Angelo Pellicanò hanno dovuto rivolgersi agli avvocati per garantirsi il diritto a ricoprire quel ruolo, dopo essere stati estromessi dal governatore. Un caos. Un polverone così alto da aver quasi coperto il vero fallimento di Crocetta nella Sanità. Rappresentato dall’addio di Lucia Borsellino. Il “simbolo” scelto in piena campagna elettorale. La foglia di fico della legalità crocettiana. Andata via per ragioni “di ordine etico e morale”. Smontando così la stessa idea della nuova Sanità moralizzata del governatore gelese.
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