Mancano le aule per le lezioni | Studenti sul piede di guerra

Mancano le aule per le lezioni | Studenti sul piede di guerra

Giovanna Fiume

I ragazzi della ex facoltà di Scienze politiche presidiano in modo permanente i cancelli del rettorato. Giovanna Fiume, presidente dimissionaria del corso di laurea in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali: "I giovani esprimono il loro disagio".

il caso all'università di palermo
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PALERMO – Continua lo ‘stato di agitazione’ alla ex facoltà di Scienze politiche, dopo le dimissioni dei componenti del Dipartimento di Scienze Politiche e delle Relazioni Internazionali (Dems) avvenuta alla fine di maggio, gruppi di studenti armati di libri e quaderni, presidiano in modo permanente i cancelli del Rettorato bloccandone di fatto gli ingressi del personale e le attività. Costretti da ormai due anni, da quando avvenne il crollo nell’agosto 2013, a fare spola da una parte all’altra della città, senza una sede dove poter svolgere in modo sereno le varie attività didattiche.

“Quella che abbiamo vissuto in questi due anni è stata una situazione di disagio molto forte per gli studenti, ma anche per noi docenti che pensavamo fosse dovuta ad una fase di emergenza e che quindi dovesse finire, poiché si stavano intraprendendo delle iniziative per potere uscire dall’emergenza”. A dirlo è Giovanna Fiume, docente di Storia moderna che, dopo la recente emersione di un’ulteriore pericolo al primo piano del Collegio San Rocco (un problema che ha reso inagibili le uniche aule disponibili per lo svolgimento delle lezioni) ha rassegnato le dimissioni da presidente del corso di laurea in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali. In una delibera del 26 maggio il Dems ha proclamato lo stato di agitazione con conseguente sospensione di tutte le attività dipartimentali.

“Nessuno di noi però si è dimesso dal ruolo di docente; tutti noi sappiamo che abbiamo la sessione estiva che incombe, nei confronti della quale probabilmente il nostro atteggiamento non è certamente quello di cancellare l’esame o di abolire gli appelli poiché sarebbe un danno ulteriore agli studenti oltre che interruzione di pubblico servizio. Abbiamo pensato di trovare delle forme che consentano di mostrare il nostro disagio anche nel momento degli esami, come quello di andare a fare gli esami in un luogo pubblico per porre sotto gli occhi di chiunque il fatto che noi non abbiamo un posto dove andare a lavorare”.

“Gli studenti – prosegue – si sentono evidentemente toccati in un loro diritto. Credo che facciano questa proposta per polemica nei confronti di chi non sembra molto sollecito a rispondere alle loro esigenze. In un’ intervista di qualche giorno fa il Rettore sosteneva di avere trovato i 400mila euro che servono al San Rocco; se l’agitazione che c’è in corso presso il dipartimento e fra gli studenti è servita ad accelerare questo processo ne sono ben lieta”.

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