PALERMO – “Per lo Stato italiano non essere riuscito finora a catturare Matteo Messina Denaro è una sconfitta, bisogna ammetterlo”. Lo ha detto Sergio Lari procuratore capo di Caltanisetta ospite del programma KlausCondicio condotto da Klaus Davi e in onda su You Tube. E alla domanda provocatoria: “Messina Denaro allora è più potente di Bin Laden?”, Sergio Lari ha risposto “Nelle sue zone gode di molto consenso. Ricordiamoci che il padre di Messina Denaro, Francesco, è morto da latitante”.
“Non vado mai in televisione ma a dicembre ci sono andato e ho scelto un programma molto seguito dai carcerati (In mezz’ora, su Raitre. ndr) per rendere pubblico ai mafiosi che avevamo sventato Riina. E quindi nell’ipotesi in cui ci fosse stato in corso un progetto di attentato per far sapere che lo Stato era al corrente di tutto questo”. Lo ha rivelato Sergio Lari capo della Procura di Caltanissetta intervistato da Klaus Davi conduttore di KlausCondicio. “Insomma, con la mia partecipazione al programma – ha aggiunto – io volevo dire loro ‘state attenti perché sappiamo tutto'”. “Non dimentichiamo che in quei giorni il timore per l’incolumità del pm Nino di Matteo era molto forte, – ha concluso – c’erano stati reiterati allarmi del ministro dell’Interno. Per questo era necessario dare un messaggio alle cosche e quindi ho scelto di andare in televisione”.
“La responsabilità diretta del magistrato è un arma per togliere i processi ai giudici. In nessun paese esiste la responsabilità diretta del magistrato. Con questa norma non avrei potuto far processare e condannare Toto Riina”. Lo ha detto Sergio Lari, procuratore Capo di Caltanissetta intervistato da Klaus Davi per il programma KlausCondicio on air su You Tube.
“Subire una richiesta risarcitoria significa nominare un avvocato e andare a farsi difendere in tribunale. – ha spiegato – Questo avrebbe comportato situazioni di possibili incompatibilità nel processo in corso, perché è chiaro se io vengo citato in giudizio da un mio imputato poi non potrei più trattare il processo nei confronti di quel soggetto imputato”.
“Se ci fosse stata una responsabilità diretta, – ha proseguito – i giudici sarebbero stati tempestati da richieste di risarcimento danni fatte da Riina e da altri imputati mafiosi per il sequestro dei beni, per gli arresti patiti o quant’altro. Ci si troverebbe in una situazione paradossale: in nessun paese al mondo succede una cosa del genere”.
“Ho pensato che siamo davanti ad un mondo alla rovescia perché io ero procuratore aggiunto a Palermo insieme al collega Pignatone quando abbiamo ottenuto la condanna di Massimo Ciancimino, in seguito passata in giudicato. Ciancimino è un soggetto condannato per riciclaggio dei beni mafiosi del padre quindi è stato abbracciato un condannato per riciclaggio”. Lo dice il procuratore nisseno Sergio Lari a KlausCondicio. “Rimane il fatto che una condanna definitiva – aggiunge – quindi che egli sia stato abbracciato in via D’Amelio mentre veniva contemporaneamente contestata la presidente della commissione antimafia che rappresenta lo stato la cosa mi sconcerta e mi sembra che siamo di fronte al totale sovvertimento dei valori ai quali ci si dovrebbe affidare: rispetto per lo stato e presa di distanza rispetto a chi non rappresenta certamente lo stato”.