PALERMO – Nel 2023, la Corte dei Conti ha emesso sentenze di condanna per un ammontare di 10.883.095 di euro. È quanto emerge dalla relazione della presidente della Corte dei Conti per la Regione siciliana, Anna Luisa Carra, nel corso dell’inaugurazione dell’anno giudiziario a Palermo. La stessa Corte dei Conti nei giorni scorsi ha negato la parifica alla Regione Siciliana sul rendiconto del 2020. L’assessore regionale all’Economia, Marco Falcone, si era detto sereno perché questa sentenza non avrebbe creato problemi alla spesa della Regione, ma secondo il procuratore generale Pino Zingale ci saranno delle conseguenze e ha anche annunciato l’indagine per accertare come e per cosa sono stati spesi i soldi
All’inizio del 2023 erano pendenti 126 giudizi, nel corso dell’anno ne sono stati introdotti 141 (108 di responsabilità, 11 di conto, 20 per resa di conto e 2 ad istanza di parte) e sono stati definiti 140 giudizi, di cui 101 di responsabilità, 14 di conto, 4 ad istanza di parte e 21 per resa di conto. Per i giudizi di responsabilità amministrativa sono state emesse 77 sentenze nei confronti di 160 convenuti. Quanto agli esiti, sono state emesse 52 sentenze di condanna, 10 di assoluzione e 15 con altra formula. A fronte di 91 sentenze emesse (tra giudizi di responsabilità e di conto) sono stati introdotti 9 atti di appello da parte della Procura (di cui 5 relativi a sentenze emesse nel 2023) e 25 atti di appello delle parti private (di cui 11 relativi a sentenze emesse nel 2023).
“I controlli posti in essere da Agea e dalle strutture regionali si sono rivelati inefficaci a disvelare le sofisticate frodi” sui fondi pubblici – spiega la presidente Anna Luisa Carra che aggiunge “un’applicazione più avanzata delle moderne tecnologie informatiche potrebbe sicuramente consentire l’acquisizione dei dati veritieri direttamente dalle amministrazioni interessate”.
“Accertamenti della procura sulle spese”
La mancata parifica del rendiconto della Regione siciliana per il 2020, secondo il procuratore generale della Corte dei Conti, Pino Zingale, “non mancherà di avere serie conseguenze sugli esercizi successivi. Appare evidente che per un certo periodo la Regione ha speso somme delle quali non aveva la giuridica disponibilità, dovendole, invece, destinare al ripiano del disavanzo”, ha sostenuto Zingale nella sua relazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario della Corte dei Conti in Sicilia.
Avere cristallizzato “una fattispecie di mala gestio delle finanze regionali” ha affermato il magistrato contabile, “impone a questa Procura i necessari accertamenti al fine di verificare la sussistenza o meno di eventuali responsabilità amministrative connesse alla constatata artificiosa dilatazione del potere di spesa”. Zingale ha ricordato che la Corte Costituzionale, pochi giorni fa, ha accolto alcune censure prospettate dai giudici contabili in merito alla gestione del disavanzo “e dichiarato incostituzionali talune norme regionali a contenuto finanziario”, e di conseguenza “la pronuncia delle Sezioni riunite con la quale è stato finalmente definito il giudizio sul rendiconto del 2020 con una decisione, fatto più unico che raro nel panorama nazionale, di non parifica”.
“Le Asp non trasmettevano le denunce di danno erariale”
Zingale, durante la sua relazione, ha aggiunto che la procura della Corte dei Conti si è vista “costretta ad attivarsi presso l’assessorato alla Salute affinché intervenisse” nei confronti delle Asp e delle altre strutture sanitarie, “vigilando e richiamando l’obbligo di legge a trasmettere le denunce di danno erariale conseguenti alle condanne subite dagli enti in conseguenza di condanne al risarcimento verso terzi per episodi di errori sanitari e l’effetto è stato una fortissima impennata delle denunce nel secondo semestre del 2023, anche per vicende datate ma mai segnalate, a conferma del fatto che fino a quel momento l’obbligo di denuncia era stato, quanto meno, sottovalutato”.
“Illeciti commessi dagli enti regionali”
“Sul piano sia delle indagini avviate che dei giudizi incardinati continua a registrarsi, come negli anni passati, un numero significativo di illeciti presso il variegato mondo degli enti regionali, incluse le società partecipate – ha spiegato il procuratore Zingale -, che sia a livello regionale che di enti locali in molti casi rappresentano una delle cause principali determinanti la criticità dell’intera gestione finanziaria del socio pubblico e della tenuta dei conti”.
Zingale ha pure ricordato che nel 2016 la procura generale ha evidenziato “la necessità dell’adempimento dell’obbligo statutario e, quindi, costituzionale della creazione di una apposita Sezione di controllo sugli enti regionali, a somiglianza di quanto previsto dalla legislazione nazionale per lo Stato. La presenza di una simile Sezione – ha affermato Zingale – avrebbe contribuito ad evitare vicende di mala gestio ben note. Il precedente governo regionale aveva approvato uno schema legislativo che prevedeva l’istituzione della Sezione, iniziativa che, però, anche, ma non solo, per alcune osservazioni formulate dagli uffici dell’Assemblea regionale, non aveva trovato sbocco in atti normativi. Nessuna ulteriore iniziativa risulta, ad oggi, assunta per colmare il vuoto normativo”.