CATANIA – Marco Rubino ci spera che almeno questa sia la volta buona. A cinque anni esatti dalla sconfitta al ballottaggio contro Carmelo Galati, è tempo di rivincita in quel di Sant’Agata li Battiati. La sfida è ancora una volta tra continuità versus discontinuità, dove il testimone dell’amministratore uscente lo raccoglie Otello Floresta. Intanto dalla sua ci sono in maniera bipartisan Luca Sammartino, Valeria Sudano, Salvo Pogliese e i DemoSì di Concetta Raia.
Rubino, qual è il suo programma per Battiati?
“Ritengo che la famiglia sia importante, e non solo per quel concerne le politiche sociali. Io la intendo come una risorsa e non una spesa come di bilancio. Poi in programma c’è la sicurezza del territorio e con ciò intendo: video sorveglianza e l’apertura di un tavolo di confronto con gli altri sindaci limitrofi e il prefetto affinché sia potenziata la presenza di polizia territoriale nell’area pedemontana”.
Pare che lei abbia un debole per i progetti di finanza. Giusto?
“Assolutamente. La legge 50 ci aiuta sia nei progetti di finanza che in quelli di partenariato pubblico privato. Con questi attiverò la ristrutturazione del verde, soprattutto al centro. La fatiscenza del verde a Battiati ci fa capire come i suoi amministratori non abbiano il culto per il bello. Noi invece lo dobbiamo curare affidandolo agli esercenti. Questo è il modo per avere una gestione quasi a costo zero del verde pubblico. Ma i progetti di finanza riguardano anche la pubblica illuminazione e la sostituzione di tutte le lampade, anche all’interno degli edifici pubblici, con supporti a led. Ho fatto fare degli studi specifici, e ciò porterebbe ad un abbattimento del 45% dei costi”.
Che mi dice dell’efficentamento energetico?
“Fondamentale. Immaginate se i tetti pubblici venissero riempiti di pannelli fotovoltaici, cosa riusciremmo a ottenere…”
Tra i suoi punti c’è anche quello di seguire il modello Belpasso. Mi sembra di capire che lei voglia riproporre l’idea della città delle cento sculture anche a Battiati?
“Sì, esattamente. Copiare il culto del bello è semplicemente virtuoso”.
Che ci dice del suo avversario?
“Sarà un ballottaggio anticipato. Per ben due volte prima di questa volta si è candidato per poi fare un passo indietro in favore delle poltrone di assessore e vicesindaco. Mi era stato chiesto di fare il vicesindaco di Galati, ho rifiutato. Perché ho rispetto delle mie idee personali. Invece lui si è accontentato. L’ha fatto per ben due volte. Qui sta la differenza tra il politicante e il politico”.
Anche lei, però, si è alleato con un esponente della vecchia maggioranza, penso a Mavilla?
“Sì, ma non per un posto. Intanto c’è da dire che lui non è espressione dell’amministrazione, ma del Consiglio comunale. È sempre stato un critico, e di questo gliene devo dare atto. Io comunque mi sono continuato a candidare a sindaco, non c’è alcun baratto con una poltrona. Ed è molto diverso”.
In cosa?
“Io voglio dare un respiro di managerialità al Comune, introdurre nel bilancio nuove voci. Quello attuale si basa tutto sulle risorse del contribuente”.
Quello del risparmio energetico è il modello giusto per Battiati?
“Sì, lo voglio attuare. Saremmo i primi”
Ci mette la faccia?
“Sì, assolutamente”.
Non teme che il suo progetto possa essere ostacolato dalle componenti politiche della sua coalizione?
“Certo. Ne ho discusso tantissimo con i componenti della mia squadra. E c’è una bella intesa”.
Sembra che ci siano stati intoppi nella formazione della squadra dei candidati e degli assessori designati. Può smentirlo?
“Non c’è stato alcun intoppo. Abbiamo semplicemente rispettato quello che già era stato pattuito. Tant’è che abbiamo già individuato due assessori, anziché quattro”.
Cosa bisogna fare per non considerare più Battiati una protesi di Catania, la sua parte ricca?
“Io direi il salotto buono”.
Ecco. Che progetti ha?
“Tra le altre cose, vorrei che sia ridisegnato un progetto interno ed esterno del Palazzo comunale. Effettivamente non ha una logica da palazzo istituzionale”.
Che messaggio manda a Galati?
“Nessuno. Lui ormai rappresenta il passato, è un libro da chiudere. Rispetto quello che ha fatto, ma ha lasciato poca progettualità per il futuro. Mi lascia in eredità bolle vuote”.
Parla come se fosse già il sindaco, stia attento.
“Nel senso che lascia in eredità a chi verrà dopo… Parlo in modo diverso dal mio competitor perché lui si definisce in continuità con Galati. Ecco tutto. È un modo per prendere le distanze”.
Il primo atto qualificante da sindaco quale potrebbe essere?
“Pensare subito all’autunno, alla riapertura della scuole. Alle piogge. Dobbiamo creare degli attraversamenti pedonali sulla via Sangiuliano. Abbiamo già il progetto”.