La politica italiana è scossa dal caso Luigi Lusi, il senatore ed ex tesoriere della Margherita che avrebbe sottratto 13 milioni al partito allora guidato da Francesco Rutelli e poi confluito nel Pd. Uno scandalo che ha svegliato tardivamente l’interesse politico verso la regolamentazione dei sistemi di finanziamento ai partiti. Ci aiuta a fare chiarezza sull’accaduto Gaspare Nuccio, che per primo ha denunciato il fatto.
Da dove è nato il dubbio che vi fossero delle irregolarità?
“La Margherita ha chiuso i battenti alla fine del 2007, ma nonostante questo le sue attività non sono cessate. Quello che mi ha incuriosito è che, pur essendo un membro del consiglio federale del partito, non venivo più invitato alle riunioni. Più volte ho chiesto spiegazioni e mi è stato sempre risposto che non essendo più parte della Margherita, avevo perso il diritto di partecipare. L’unico problema è che come me, anche tutti gli altri, ormai erano confluiti nel Pd ma venivano invitati ugualmente”.
Quindi Lusi avrebbe continuato a gestire i fondi in gran segreto?
“Evidentemente sì. Questi dubbi mi hanno portato a fare un esposto alla Procura di Roma che come sappiamo ha dato i suoi frutti. Lusi ha rubato dalle casse di partito ben 13 milioni, non monetine. Illudersi che sia l’unico artefice è da sprovveduti e io ho smesso di credere alle favole”.
Non è strano che l’ex presidente Rutelli, cointestatario del conto di partito, non si sia mai accorto dell’ammanco?
“Non solo è grave una cosa simile, ma è ancor più grave la dichiarazione che ha fatto nell’intervista su “La Repubblica” di oggi. Rutelli ha detto di aver ricevuto finanziamenti provenienti da quel conto a partire dal 2008 in poi per ‘attività politiche’. Io mi chiedo quali, dato che non solo non era più della Margherita, ma addirittura aveva fondato un nuovo partito per di più neanche di sinistra. Al di là di questo, è assurdo pensare che nessuno abbia mai avuto anche solo il sospetto che accadesse qualcosa di illecito”.
Ma nel partito c’erano strumenti di controllo?
“Quando dico che è impossibile, mi riferisco proprio a questo. Il partito aveva da un lato il consiglio federale che approvava i conti e tutte le attività periodicamente, dall’altro i revisori dei conti che per primi avrebbero dovuto accorgersene”.
La necessità di rigore legislativo nel finanziamento ai partiti allora è più che giustificata?
“Assolutamente sì. La legge dovrebbe dare sia un’impostazione ferrea alle sovvenzioni che una maggiore trasparenza delle stesse. Il vero problema? Dovevano sparire 13 milioni di euro perchè qualcuno se ne accorgesse. Come sempre, non cerchiamo di prevenire ma di tappare i buchi quando la nave fa acqua. Basta ricordare che fino a qualche anno fa molti partiti ‘morti’ continuavano a prendere le sovvenzioni pubbliche senza averne più diritto. La situazione deve cambiare”.