PALERMO- Una polemica durissima. Che segna un punto di rottura clamoroso tra il governo regionale e la Confindustria siciliana. A dare fuoco alle polveri è l’assessore all’Energia Nicolò Marino, che attacca ad alzo zero Legambiente e la Confindustria siciliana sul fronte dei rifiuti. Un attacco durissimo soprattutto nei confronti di Giuseppe Catanzaro, numero due della Confindustria di Antonello Montante. Insomma, uno scontro tra il più antimafia degli assessori del crocettiano governo antimafia e uno degli imprenditori simbolo del nuovo corso antimafia dell’associaizone degli industriali. Uno scontro che si consuma su uno dei temi più scottanti, cioè quello dei rifiuti, avanguardia di battaglie antimafia e di sospetti e veleni.
“Il Parlamento italiano – scrive Marino -, lo scorso 24 giugno 2013, ha convertito in legge (n. 71) il decreto emesso dal governo Monti che aveva accolto la richiesta del presidente Crocetta perché venisse dichiarata l’emergenza sull’intero ciclo dei rifiuti per la città di Palermo e limitatamente all’impiantistica per il resto del territorio siciliano. Mi chiedo come sia possibile che in una regione come la Sicilia, che abbanca il 90 % dei rifiuti in discarica, e che vede velocemente esaurirsi le capienze delle stesse, Confindustria e Legambiente siciliane, con una nota congiunta a firma Catanzaro e Fontana, abbiano avuto l’ardire di chiedere al Parlamento Italiano di non convertire in legge il decreto del governo nella parte relativa alla declaratoria di emergenza sull’impiantistica”.
Il pm assessore va giù duro, con toni da requisitoria: “Deve quindi dedursi che le associazioni in parola non prediligano impianti di riciclo, compostaggio, pirolisi e così via, o meglio, non prediligano che, una volta tanto, li si faccia subito, probabilmente innamorati delle “vecchie e care discariche” come quella che il dott. Catanzaro gestisce in quel di Siculiana. Fortunatamente per i siciliani il Parlamento italiano non li ha ascoltati e il decreto legge è stato convertito, ma sempre più mi rendo conto quanto sia difficile in questa terra di Sicilia passare al nuovo ed abbandonare le vecchie logiche laddove si siano configurati centri di interesse economico come quelli esistenti nel settore dei rifiuti”.
Una nota al veleno quella di Marino. Che Catanzaro, cercato da Live Sicilia, non intende commentare. Le ragioni della posizione di Confindustria e Legambiente, però, erano state ampiamente illustrate in una lettera del 15 maggio scorso, destinata ai presidenti delle commissioni Ambiente di Camera e Senato. Con quella missiva, si metteva in guardia rispetto agli insuccessi delle precedenti gestioni commissariali dei rifiuti in Sicilia, che non hanno “mai contribuito a risolvere alcun problema ma anzi hanno comportato la deresponsabilizzazione degli attori istituzionali competenti in via ordinaria”.
Confindustria e Legambiente (la missiva era firmata dallo stesso Catanzaro, che ha delega per l’Ambiente, e dal presidente dell’associazione ambientalista Domenico Fontana) riassumevano nella lettera “gli effetti di questo perverso ‘modello di gestione'” utilizzando le “pesantissime valutazioni contenute nelle conclusioni della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti’ dell’ottobre 2010″. Evidenziando, tra gli altri passaggi, quello fin troppo esplicito in cui si legge:”In Sicilia il settore dei rifiuti si caratterizza perché esso stesso organizzato per delinquere”. Più avanti, Confindustria e Legambiente ricordano che “la mancata istituzione dei nuovi ambiti e le loro continue modifiche in termini di dimensioni e competenze rendono impossibile avviare la realizzazione dell’impiantistica necessaria per la gestione integrata del sistema dei rifiuti”. Secondo gli scriventi, insomma, le difficoltà del sistema rifiuti siciliano “sono motivate dalle scelte politiche” e “con le deroghe previste possono ulteriormente accentuarsi”. Da qui il no alla procedura emergenziale per l’impiantistica, sollecitato invano al Parlamento. Un sollecito che Marino non ha proprio mandato giù. E che ha portato al primo vero “incidente” tra Confindustria e governo Crocetta, dopo le tensioni già emerse in seguito all’apprvazione della deludente Finanziaria.