PALERMO – “Se non avremo risposte certe nei prossimi giorni, manderemo le carte alla Corte dei conti”. Già a Sala d’Ercole, in occasione della manovra di assestamento di pochi giorni fa, l’assessore all’Economia Alessandro Baccei aveva puntato il dito contro uno dei misteri della Regione: i Consorzi di bonifica. Undici enti unificati in due gestioni commissariali. Nei quali lavorano circa 2.200 persone, impegnate nella fornitura di acqua per irrigazione agli agricoltori. A quale prezzo, però, è, appunto, un mistero, visto che mancano persino i bilanci, nonostante ogni anno la Regione assicuri a questi lavoratori, tra i pochi ancora destinatari della quattordicesima mensilità, un budget che si aggira attorno ai 50 milioni di euro. “Voglio sapere quanto spendono davvero, e quanto incassano”, aveva tuonato in Aula Baccei, mentre i deputati chiedevano ancora soldi, perché quelli stanziati, circa 34 milioni solo per i lavoratori a tempo indeterminato, non sarebbero bastati per gli stipendi.
E un motivo, forse, ci sarà. Perché alcune buste paga dei dirigenti dei Consorzi di bonifica superano quelle dei capidipartimento della Regione, mentre gli stessi dipendenti in qualche caso si sono persino aumentati lo stipendio o attribuito “premi produttività” o indennità di risultato a tratti inspiegabili, visto che molti Consorzi (sono 11 in tutto) non hanno nemmeno incassato ciò che dovevano: cioè i soldi per l’approvviggionamento idrico di contadini e aziende agricole. “Si può sapere quanto avete incassato in questi anni?”, ha chiesto sempre Baccei. Il problema è che quanto costino e quanto incassino i Consorzi di bonifica sono dei misteri persino più grandi di quello dell’esistenza stessa di tanti centri sparsi per l’Isola, adesso messi in mano a due commissari (Fabrizio Viola e Paolo Mascellino). Due commissari, mentre restano in carica ancora undici direttori generali. I veri signori dei Consorzi.
Nel frattempo, migliaia di dipendenti regionali sono sparpagliati lungo questi enti con logiche anche in questo caso assai oscure. Il piccolo consorzio di Enna ha più impiegati di quello di Catania, il doppio di Trapani, quattro volte in più quello di Siracusa. Per non parlare del popolatissimo Consorzio di bonifica di Agrigento, dove lavorano a tempo indeterminato la bellezza di 268 persone. Ai quali bisogna aggiungere i lavoratori con contratti a termine o stagionali. Una mini-Regione parallela. Un apparato, solo quello dell’ente agrigentino, che costa oltre dodici milioni di euro. Cifre approssimative, per difetto molto probabilmente. Perché i primi numeri ufficiali stanno arrivando, con grande ritardo ed enormi difficoltà solo in questi giorni in Commissione bilancio dell’Ars e alla Ragioneria generale. “Abbiamo chiesto a più riprese – spiega Baccei – di sapere quanto hanno incassato in questi anni i Consorzi. Come risposta abbiamo ricevuto spesso dati incomprensibili. Ma abbiamo quasi la certezza che alcuni di questi enti, in qualche occasione non hanno riscosso nemmeno un euro”. Soldi che, come detto, i Consorzi dovrebbero ricevere per la fornitura dell’acqua per irrigazione nelle campagne sicule.
Ma stando ad alcuni dei dati giunti in Commissione bilancio, la situazione in qualche caso sfiora l’incredibile: a Enna, a fronte di 807 mila euro da incassare l’anno scorso, sarebbero entrati nelle casse appena 24 mila euro. Stando sempre ai numeri raccolti dai deputati della Commissione bilancio, il Consorzio di Gela, tra il 2012 e il 2014, a fronte di una cifra da riscuotere complessiva pari a un milione e mezzo di euro avrebbe riscosso… nessun euro. Zero. “La commissione bilancio – spiega il presidente Vincenzo Vinciullo – sta esaminando tutti i documenti, veramente pochi a dire il vero, che siamo riusciti a ottenere finora. Speriamo di avere un quadro più completo per capire se siamo di fronte a un vero scandalo e a sacche di privilegio inaccettabili o se i Consorzi di bonifica sono stati oggetto di un pregiudizio e di una discriminazione. Al momento – ha aggiunto – l’unica cosa da cui possiamo partire sono questi documenti incompleti, disomogenei e che in qualche caso sembrano volutamente confusi”. Ma qualche dato di partenza c’è. Intanto il finanziamento annuo da corrispondere ai Consorzi che si è sempre attestato sopra i 50 milioni di euro. Fino a quest’anno almeno. Quando la quota è scesa di circa 3 milioni. “Io stesso – ricorda Vinciullo – mi sono battuto per garantire ulteriori 8 milioni in questa fase. Ma prima di poter assicurare tutto il finanziamento è necessario che gli enti ci facciano avere la documentazione richiesta”. Una documentazione che consiste, poi, come ricordato in Aula da Baccei, nella presentazione dei bilanci consuntivi del 2014. “Come facciamo a dare i soldi per gli stipendi se non sappiamo nemmeno quanto costano?”, ha ricordato l’assessore. Una questione che fu oggetto di una mezza polemica con i deputati dell’Ars (Nino Dina in testa) e lo stesso assessore all’Agricoltura Rosaria Barresi che avevano ammonito: “I soldi stanziati non bastano, ne servono di più”. Ma quanti, come detto, non è nemmeno chiaro. Anche perché nei primi prospetti giunti a Palazzo dei Normanni manca quasi sempre l’elenco dei precari degli enti, i lavoratori a tempo determinato, che rappresentano numericamente la metà della forza lavoro (1.046 a fronte dei circa 1.200 a tempo indeterminato) e che costano circa 15 milioni di euro l’anno.
Di certo c’è che molti dei dipendenti dei Consorzi non possono certamente piangere miseria. A Catania, ad esempio, unico ente ad aver presentato finora il consuntivo dell’anno scorso, i 133 dipendenti a tempo indeterminato costano circa 6 milioni di euro l’anno, a spiccare tra gli altri la busta paga del dirigente Giuseppe Barbagallo che tra stipendio lordo, contributi e Irap costa alla Regione 100 mila euro. “Incomprensibili e contraddittori” sono stati considerati dalla Commissione bilancio i dati giunti dal Consorzio di Palermo, dove i conti non tornerebbero. A Enna, come detto, i dipendenti sono persino più di quelli del consorzio etneo: 148 per una spesa complessiva che sfiora i 7 milioni di euro, utili per garantire gli stipendi a tempo indeterminato. Tra cui ad esempio quello del direttore Antonino Vitale che costa alla pubblica amministrazione quasi 120 mila euro. Ma nel piccolo consorzio ennese, i lavoratori sono molti di più: circa 315. A ogni lavoratore corrisponderebbero appena 22 ettari di superficie. Costa quasi 150 mila euro l’anno, invece, lo stipendio di Fabio Bizzini, uno dei due dirigenti del consorzio di Caltagirone, composto da 111 lavoratori a tempo determinato tra dirigenti, impiegati e operai, che costano 3,4 milioni l’anno. A Caltanissetta, invece, gli stipendi addirittura crescono: è il caso di quello del dirigente Salvatore Lupo al quale è stato riconosciuto un aumento di duemila euro a uno stipendio che aveva già ricevuto un “compenso speciale” da 8.500 euro, oltre a 2.300 euro tra spese per missioni e rimborsi. A Trapani invece, i lavoratori, 72 in tutto, avranno raggiunto straordinari risultati, al momento ignoti alla Regione, visto che quest’anno sono stati riconosciuti anche premi rendimento da circa 100 mila euro ai dipendenti e di 32.500 solo ai dirigenti. Ma il “re” dei Consorzi va cercato nel piccolo ente di Gela: Vincenzo Caruso ha diritto infatti anche a un compenso speciale da 27 mila euro l’anno, così, tra stipendio lordo contributi e versamenti, la sua busta paga “pesa” circa 161 mila euro, quanto quella di un dirigente generale degli assessorati. Ad Agrigento, invece, c’è un esercito di lavoratori. Per intenderci, solo in quel consorzio lavora un numero di dipendenti a tempo indeterminato pari alla somma di quelli che lavorano nei Consorzi di Messina, Siracusa, Gela, Caltanissetta e Trapani: 268 in tutto, guidati dall’unico dirigente Pieralberto Guarino, che costa alla Regione 105 mila euro l’anno. Per un costo totale, solo per il personale dell’Agrigentino, di oltre 12 milioni di euro. Un contributo che, come previsto in Finanziaria, dovrà gradualmente ridursi, fino alla quota dell’85 per cento del finanziamento di partenza: i Consorzi dovranno diventare autosufficienti e “campare” grazie alle riscossioni per la fornitura dell’acqua. Entrate pari allo zero, in molti casi. Nonostante premi di rendimento, mega stipendi e oltre 2.200 lavoratori. Un esercito, quello dei Consorzi. Composto anche da molti dipendenti che, dalle poche carte arrivate in Commissione bilancio, sono “distaccati”. “Ma da queste carte – dicono dalla Commissione bilancio – non sappiamo nemmeno dove siano, cosa facciano e per quale motivo siano stati trasferiti”.