PALERMO – “Noi dobbiamo sperare sempre che vanno tutte cose bene”. Fabrizio Muzzicato e Antonio Casella volevano essere ottimisti, ma c’era la paura che il sistema di mazzette e appalti truccati venisse a galla. Sono due dei funzionari coinvolti nell’inchiesta “Cuci e scuci”, che ha fatto scattare il blitz della squadra mobile al Provveditorato per le opere pubbliche di Palermo.
L’ordinanza firmata dal giudice per le indagini preliminari Marco Gaeta si sofferma più volte sul ruolo dell’ingegnere Carlo Amato, finito ai domiciliari, il quale modus operandi non era condiviso dai due colleghi. Cene, pranzi e regali sì, ma soltanto se a “farsi avanti” fossero stati gli imprenditori favoriti. Una strategia meno rischiosa e più lontana dalla esplicita richiesta di denaro, visto che entrambi si sarebbero sempre esposti in prima persona. Il rischio però, era che una volta ricevuti i soldi, l’imprenditore non si facesse più vivo: “Pero’ poi scappa e se ne va – diceva Muzzicato – una volta che prende i soldi chi ti…chi ti conosce …prende e se ne va!…. Eh vabbè ma è un rischio che tu devi correre, ma ripeto…è un investimento”.
Casella ribadiva che non ci si doveva imporre, né entrare in contrasto con gli imprenditori coinvolti nella macchina degli appalti truccati. “Ma neanche glieli puoi domandare così a fargli fare conti e fare cose. E’ come dico io, alla fine dell’impresa, guardi dico, qua c’è … Ingegnere qua ci sono… c’è un regalo ….a quel punto tu che fai, gli dici no? Ce lo dovresti dire come è giusto,…. però, se lo fai lui di sua spontanea volontà … cioè deve essere un bastardo che ti vuole fottere!”
Secondo i due funzionari, quella che avrebbero dovuto ricevere era una sorta di “ricompensa” in cambio dei “favori” che gli imprenditori ricevevano. D’altronde, nelle loro mani, i procedimenti amministrativi necessari per la liquidazione delle somme avrebbero subito un’accelerata e la perizia di variante avrebbe permesso di gonfiare i costi, in modo da intascare profitti non dovuti. Insomma, l’imprenditore agevolato, secondo Casella, si sarebbe sentito ad un certo punto quasi in dovere di sdebitarsi con loro e i funzionari avrebbero potuto accettare serenamente quanto “offerto”.
Anche perché il rischio di finire nei guai era concreto. Muzzicato, assistente geometra, avrebbe effettuato in prima persona i controlli nei cantieri delle opere pubbliche su cui si è concentrata l’inchiesta e temeva qualcuno verificasse ulteriormente quanto da lui verbalizzato: “Sì però la guaina che non ci vuole – diceva a Casella – se poi continua ad entrare l’acqua là? Minchia se viene qualcuno, ci dobbiamo fare …ci facciamo vero quattro risate …e io sono ispettore di cantiere in questo caso. Sta giocando col mio culo …e di questo sono convinto. Perché dovrei essere io, appena quello non gli mette la guaina a vapore, gli dovrei scrivere: guardi che non è stato inserito eh…non è così?”.
Un concetto ribadito dal collega: “Certo tu non puoi non vedere che se sei ispettore di cantiere. Poi, per altro, se tu ci vai tutti i giorni per dire, e ti scrivi nel registro dei lavori, il giornale dei lavori che vai tutti i giorni, non puoi non accorgerti che non ci mise una barriera a vapore e poi nella contabilità ce la firmi”. “Dobbiamo sperare sempre che vanno tutte cose bene, se no…”.