PALERMO – Migranti, Salvini e Movimento cinque stelle. Gianfranco Miccichè, presidente dell’Assemblea regionale siciliana, all’evento “Dieci anni di Live, dieci anni di Sicilia” parla dell’Isola e di questa stagione politica: dei personaggi, del linguaggio e degli scenari.
Nelle parole di Miccichè c’è anzitutto una Sicilia che il presidente dell’Ars, a tratti conferma di non riconoscere. “Quello che mi fa più paura è il razzismo che sta prendendo piede dietro le cose. Salvini ha trovato un filone, quello dei migranti, che gli porta benefici, anche se in Sicilia meno. Noi siciliani però non siamo quelli che accettano che si dica se vedi a uno in mare puoi sparargli. La cosa che bisogna notare è che la Lega in Sicilia non c’era nemmeno l’anno scorso. Per prendere un seggio all’Assemblea regionale siciliana – ha concluso il leader di Forza Italia – hanno dovuto mettere assieme tre partiti”.
Poi c’è il linguaggio. Miccichè ha chiaro che il suo sia un lessico che stupisce. “Non mi appartiene – ha detto – i miei genitori mi avrebbero preso a schiaffi”. Oggi però c’è bisogno di un linguaggio che attragga l’attenzione ed ecco che il presidente dell’Ars è “costretto” a cambiare registro. “Ammetto – ha però continuato – che quando ho dato dello st***** a Salvini dopo essere sceso dalla Diciotti mi è venuto spontaneo. Il mio piacere non è apostrofarlo come ho fatto, il mio piacere è che la finisca. Io sono stato in sei governi nazionali e so cosa vuol dire che il ministro degli Interni si faccia fotografare con il mitra: con una foto come quella lanci un messaggio e se te l’hanno fatta per caso sei davvero c********”.
E poi c’è la riflessione sulla classe dirigente. A chi gli ha fatto notare, infatti, che lui e Orlando sono sulla scena politica tanto quanto dieci anni fa allora Miccichè da detto: “La classe dirigente di oggi è scarsissima. Quella di prima sapeva cosa era la Costituzione, adesso invece non lo sanno. Pensate davvero – ha continuato il presidente dell’Ars – che il nuovo che avanza è Cancelleri? Non sono in grado di capire come fare una legge. Il problema vero è che tutti agogniamo una nuova classe dirigente ma se questa è quella di Conte, Di Maio e Salvini allora, non voglio il ritorno al passato,ma il presente non mi piace. Orlando è uno che uno che può non piacere ma sa come si devono risolvere i problemi. Questi – ha concluso – vivono solo di taglio di stipendi e vitalizi”.