MESSINA – Il silenzio continua ad avvolgere il Messina. L’avvenuta iscrizione al prossimo campionato di Serie D è stata annunciata con uno striminzito comunicato da parte della società, che certamente non ha fatto che aumentare i dubbi circa i programmi che la proprietà intende adottare per la prossima stagione. Chi pensava che una volta compiuto quest’ultimo passo Pietro Lo Monaco consegnasse ufficialmente la società nelle mani del sindaco si sbagliava, perciò attualmente il principale referente rimane sempre l’ex Amministratore Delegato del Catania che nei fatti non ha dato seguito al disimpegno più volte annunciato.
Con quali ambizioni il Messina si presenterà ai nastri di partenza della prossima stagione rimane ancora un mistero, ma è chiaro come sottotraccia qualcosa si muova in modo anche abbastanza deciso. Fare un campionato di basso profilo, con una squadra allestita alla meno peggio e con una piazza chiaramente contro la proprietà, non gioverebbe in primis all’immagine dello stesso Lo Monaco. Al contrario affrontare un campionato con il chiaro intento di tornare in Lega Pro ridarebbe un appeal vincente al patron giallorosso, la cui figura è rimasta scalfita dall’ultima fallimentare stagione. Inoltre anche lo stesso direttore sportivo Fabrizio Ferrigno è rimasto in sella, nonostante goda di parecchi estimatori in Lega Pro ed ha già raccolto il consenso di giocatori vogliosi di mettersi in mostra in una piazza come Messina, mentre per la panchina l’ex Sasà Marra ha strizzato l’occhio ai giallorossi.
Il pesante comunicato scritto dai tifosi due settimane fa parla di un rapporto ormai irrecuperabile con la proprietà, ma un campionato di vertice potrebbe far ricredere anche i più assidui contestatori. In questo scenario appare sempre più defilata la possibilità di ripescaggio, sia per motivi economici (i 500mila euro di fideiussione richiesti sono stati intesi come uno scippo dallo stesso patron) che per i risvolti dell’inchiesta “Treni del Gol”, che potrebbe azzerare pure le chance di riammissione: ma questo è un altro discorso.