Monaco, l'intercettazione:| "Sarà il vecchio Costanzo" - Live Sicilia

Monaco, l’intercettazione:| “Sarà il vecchio Costanzo”

Tutto su Sandro Monaco, l'imprenditore al centro della maxi confisca da 22milioni di euro condannato a 12 anni nel processo Iblis.

CATANIA- Agli occhi di cosa nostra era potente come il cavaliere del lavoro Carmelo Costanzo. Quando il boss Vincenzo Aiello parlava di Sandro Monaco, signore del cemento originario di Regalbuto, in contatti con i clan del calatino, condannato nel processo Iblis e destinatario di una confisca da 22milioni di euro, confidava agli amici che “da qui a un anno sarà il vecchio Costanzo”.

In ballo, prima che il Ros facesse piazza pulita del livello imprenditoriale e militare della mafia etnea, c’erano appalti record e rapporti ad altissimo livello con il mondo della politica e della burocrazia.

A leggere gli atti della magistratura, sembra proprio che Monaco ci sia cresciuto a braccetto cosa nostra. Negli anni ’90 Sandro Monaco avrebbe partecipato, secondo Angelo Siino, ex ministro dei lavori pubblici di cosa nostra, al “tavolino” per la spartizione degli appalti in Sicilia.

Siino ha raccontato anche che Giuseppe Madonia gli aveva segnalato alcuni imprenditori di Enna per i lavori di forestazione e piantumazione banditi dall’ispettorato forestale di Enna. Sarebbe stato lo stesso Siino a favorire l’aggiudicazione di alcune gare all’imprenditore Cappuccinello Iraci -ha ricostruito il Ros- oltre che ad altri due imprenditori tra i quali spiccava proprio Sandro Monaco.

Gli accertamenti della magistratura hanno accertato che Sandro Monaco si era aggiudicato, con licitazione privata, gli appalti della forestale per diversi miliardi di vecchie lire.

Nel 1998 la Procura ha registrato una confersazione tra Gaetano La Rocca e l’affiliato Carmelo Sardo nella quale si parlava di Monaco come di un “amico” che doveva “farsi sentire”.

Il nome di Monaco finisce anche in un pizzino ed è il collaboratore di giustizia Salvatore Chiavetta a confermare che la dizione “Monaco Aldo Catt. 10-5”, significava che l’imprenditore Monaco “amico di Aldo La Rocca di Caltagirone, aveva consegnato all’organizzazione Santapaola solo 5 milioni di lire al posto dei 10 che doveva consegnare”.

Il Ros ha ritenuto, e la sentenza del processo Iblis lo ha confermato, che Monaco avrebbe continuato a mantenere rapporti con cosa nostra. Un fatto che sarebbe stato provato dalle dazioni di soldi e dalla partecipazione, insieme al boss Enzo Aiello, ai lavori del Parco tematico di Regalbuto.

Monaco è stato ritenuto imprenditore di “fiducia” e “a disposizione” dell’associazione. Enzo Aiello lo definisce come una persona che conosce da oltre 30 anni, che si è sempre comportato in modo corretto sia con l’associazione -ricostruisce il Ros- che con lo stesso Aiello, mandando somme di denaro anche in momenti di crisi economica. Ed è a questo punto che Aiello parla di Monaco come di un suo “amico”, come di una persona che gli sta alle “spalle” e che, “da qui ad un anno, sarà il vecchio Costanzo”.


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