PALERMO- Per Antonello Montante serve una “terapia d’urto” che porti la Sicilia a varare il prima possibile le riforme strutturali. Per il leader di Confindustria Sicilia non si può più aspettare, e lo confermano anche i dati del “chek-up” sulla competitività del tessuto industriale dell’Isola, che – tranne per l’export – mostrano una regione “in apnea”. Ed ecco, allora, che secondo gli industriali siciliani diventa fondamentale “ridurre il peso del pubblico e la pressione fiscale, e intervenire per varare subito le riforme strutturali”. Insomma, per le imprese la burocrazia è “asfissiante”. E non va meglio se si pensa ai dati sui fondi europei. E per questo, Montante, alla presentazione del “dossier Sicilia”, realizzato dall’area Politiche territoriali dell’associazione degli industriali, lancia la sua sfida al governo regionale: “Abbiamo una sola richiesta – dice rispondendo alle domande dei cronisti – : spendere i soldi che abbiamo a disposizione in fretta, ma bisogna spenderli soprattutto con qualità. Così faccio una proposta al presidente Crocetta – continua Montante – : deve esserci una squadra in rappresentanza delle istituzioni che lavori a stretto contatto con il responsabile dei fondi strutturali. E per questo ci appelliamo a tutta la politica, non solo al governo. Se i fondi non si spendono è anche un problema culturale: nessuno abbia paura di proporre un investimento nell’Isola. Ma, per far questo, la politica deve intervenire prima di tutto sulla farraginosità delle leggi”.
Ma dal report un dato, su tutti, spicca: è quello relativo all’export. Il dato siciliano è il migliore del Mezzogiorno, e la Sicilia, con il suo 3 per cento sul totale italiano, fa da traino per le regioni del Sud. Secondo Confindustria Sicilia questo è il dato “migliore” tra quelli contenuti nel dossier, un documento che analizza gli indicatori economici e sociali relativi all’Isola e stilato sulla base dell’ultimo censimento Istat. La Sicilia è nella top ten italiana del manifatturiero con 23 mila imprese attive, una classifica in cui è prima la Lombardia, con 84 mila imprese. Negativo, invece, è il dato sulla densità imprenditoriale: con circa 86 imprese ogni 1000 abitanti, l’Isola si colloca in ultima posizione. Prima, in questo caso, è la Valle d’Aosta, con quasi 150 imprese ogni 1000 abitanti. Come scrive Confindustria, il “dossier Sicilia” conferma “un sostanziale divario tra Nord e Sud”, e la Sicilia pare ancora “in apnea”. “Ma se è vero, ad esempio, che secondo i dati dell’ultimo censimento il 97 per cento delle imprese ha un numero di addetti inferiori a dieci – spiega il numero uno degli industriali Antonello Montante – è vero anche che, nonostante le piccole dimensioni, le aziende non sono rimaste con le mani in mano e, piuttosto che piangersi addosso si sono attivate per cercare nuovi mercati. A far registrare i numeri migliori – continua Montante – non è infatti l’oil (cioè gli idrocarburi, ndr) ma gli altri comparti, dall’elettronica al farmaceutico, dai prodotti chimici all’agroalimentare: tutti settori in cui si è registrato un incremento del 14 per cento. Pensate quindi che cosa sarebbe questa terra se fossero create le condizioni per compere se potessimo contare su politiche industriali che non ostacolino chi fa impresa”.