IL CAIRO – Mohammed Morsi non cede sulla riforma costituzionale, ma si dice pronto a discutere con l’opposizione, anche con i “giovani della rivoluzione”. Il referendum si terrà sabato 15 dicembre e se l’attuale bozza, con cui si attribuiscono al presidente i pieni poteri, verrà respinta, Morsi è pronto a indire un’assemblea costituente per riscriverla. La parziale apertura del presidente è arrivata dopo giorni di tensioni. Dopo gli scontri tra i Fratelli musulmani e i manifestanti laici, che mercoledì hanno causato 7 morti e 644 feriti, la rabbia contro il presidente è esplosa nell’intero paese. L’unità dell’Egitto adesso è in pericolo, come ammesso dallo stesso presidente in diretta tv.
Morsi non ha comunque fatto nessuna marcia indietro sugli emendamenti costituzionali che concentrano il pieno potere nelle sue mani e limitano l’indipendenza della magistratura. Il presidente ha affermato che la minoranza deve accettare il potere della maggioranza. Non l’ha smosso nemmeno il monito dell’università Al-Azhar, massima autorità intellettuale del mondo musulmano sunnita, che gli chiedeva di bloccare e sospendere l’applicazione del decreto. Il vertice che si è tenuto ieri con il premier, il Ministro della Difesa e il Ministro della Giustizia è servito a ricompattare il governo, dopo le dimissioni di tutti i consiglieri presidenziali. Per Mohamed ElBaradei, anima del movimento di protesta Salvezza Nazionale, il decreto presidenziale e la costituzione sono in stato di morte clinica. A Morsi però, potrebbe ancora riuscire la carta del plebiscito a suo favore con il referendum di giorno 15.