PALERMO – Ha patteggiato 2 anni, pena sospesa, Leonardo Puccianti. Oggi ventenne, un anno e mezzo fa nella zona industriale di Quarrata, nel Pistoiese, avrebbe provocato la morte, in un incidente stradale, del motociclista di Termini Imerese Fabrizio Francesco Mannino.
La vittima era a bordo della sua moto. E sulla moto era pure il giovane che ha patteggiato. L’incidente risale al 3 settembre 2023. Fabrizio era lì in vacanza con la fidanzata ed era un noto influencer in ambito motociclistico.
La tragedia
All’imputato è stata sospesa la patente per due anni. La tragedia all’epoca aveva destato vasta eco, anche perché consumatasi nell’ambito di in un gruppo di amici e conoscenti che frequentavano abitualmente la zona con le loro due ruote.
Il pm di Pistoia Leonardo De Gaudio aveva iscritto fin da subito Puccianti sul registro degli indagati, per poi chiedere il rinvio a giudizio con l’accusa di omicidio stradale. Ora il patteggiamento.
La dinamica
Per l’accusa, l’imputato avrebbe avuto la ruota della moto alta: forse stava impennando. E non avrebbe dato la precedenza a Francesco, che fu colpito e entrò quasi subito in coma irreversibile, morendo dopo tre giorni di agonia, il 6 settembre 2023.
Secondo gli inquirenti, il comportamento del conducente sarebbe stato “gravissimo”. Non avrebbe rinunciato, “tramite la verosimile impennata riferita da tutti i testimoni e confermata dall’analisi tecnica, a mettersi nelle condizioni di evitare una possibile situazione di pericolo”.
La famiglia della vittima
La famiglia della vittima si è affidata alla Studio3A-Valore Spa, società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini. Con i consulenti personali per la Toscana, Massimiliano Bartolacci, e per la Sicilia, Alessio Tarantino, si è costituita parte civile per conto della famiglia.
I familiari, attraverso Studio3A, erano già stati risarciti dalla compagnia di assicurazione dell’altra moto, ma attendevano una risposta anche in sede penale che oggi è arrivata, per quanto parziale rispetto alle tragiche e irreparabili conseguenze dell’episodio.
La madre: “I veri condannati siamo noi”
“La legge italiana è quella che è, è una giustizia molto relativa, i veri “condannati” al dolore a vita siamo noi”. È questo l’amaro commento della mamma di Fabrizio, la signora Cira Bivoni. Anche in virtù dei tanti ragazzi che seguivano il figlio sui social in tutta Italia e persino all’estero, ci tiene soprattutto a lanciare loro un accorato appello, anche perché la sua fine non sia stata del tutto vana”.
“Fabrizio è morto a causa di un eccesso di sicurezza, di una “spavalderia” di un coetaneo – prosegue la mamma -. E’ giusto che i giovani coltivino le loro passioni, tra cui c’è sicuramente quella della moto, ma non si può prendere una strada usata da tutti per una pista. Dobbiamo fermare questa continua strage di ragazzi sulle strade”.