Scena in un bar in cui sono capitato a beneficio di un veloce decaffeinato macchiato. Un uomo di mezza età alla mia destra, sicuramente assiduo frequentatore del luogo, si rivolge confidenzialmente al barista: “U munnu è mpazzutu, cu sta guerra in Ucraina un’si sta capennu chiù nenti”. Tradotto: “Il mondo è impazzito, con questa guerra in Ucraina non si sta capendo più niente”.
Il barista annuiva, non voleva infilarsi in un dibattito dall’esito imprevedibile, la cosa finì lì. Sorseggiando il mio deca ho riflettuto. Apparentemente quell’avventore aveva ragione, il mondo sembra impazzito, la diplomazia accantonata, le buone maniere tra leader un ricordo, abbondano gli insulti, i proclami bellicosi, le vecchie e solide alleanze occidentali risultano quasi archiviate. Il rischio di una terza guerra mondiale non è pura fantasia.
La Storia si ripete?
I parallelismi inquietanti con la vigilia della Seconda Guerra Mondiale sono numerosi. La Storia si ripete? Gli organismi internazionali, Onu e Nato aggiungendo le corti di giustizia, hanno perduto autorevolezza mentre populismi, sovranismi, estremismi di destra e fanatismi religiosi, conditi con appetiti territoriali, hanno il sopravvento.
Attenzione, però, la confusione è solo apparente, in particolare dietro il caos dei rapporti assai complicati tra il neo presidente americano Donald Trump e l’Europa, dietro il riavvicinamento tra Stati Uniti e Russia, dietro l’emarginazione dalle trattative del presidente ucraino Volodymyr Zelensky c’è una precisa strategia di Trump e dello ‘zar’ Vladimir Putin. Piccolo dettaglio, probabilmente con obiettivi diversi.
Una strategia a tratti comune finché garba a entrambi, una strategia che seppure stravolge i fatti, per esempio considerare l’Ucraina responsabile della guerra e assolvere la Russia, a un certo punto divaricherà.
Il ‘sacrificio’ dell’Europa
Trump, risulta evidente, non mostra alcun interesse per l’Ucraina, magari la considera troppo lontana, si preoccupa assai maggiormente di rompere l’asse creatosi tra Russia e Cina, a costo di sacrificare l’Europa e la stessa Ucraina. Vuole rafforzarsi ulteriormente in casa puntando su argomenti economico-finanziari e sulla deportazione degli immigrati.
La guerra ucraina è costata parecchio, il peso economico della NATO non è ugualmente diviso con i partner europei (qui ha ragione) e, inoltre, vuole mani libere sulla politica dei dazi. Del resto la UE non è stata e non è, in proposito, priva di imbarazzanti contraddizioni, lo ha detto a chiare lettere Mario Draghi.
La domanda, allora, è un’altra: è una strategia intelligente o, alla fine, a Trump gli si ritorcerà contro? Perché anche Putin ha una sua strategia, e non è detto sia coincidente con quella dell’inquilino della Casa Bianca.
A Putin non pare ancora vero di assistere ai pesanti bisticci tra USA ed Europa. A Putin non pare ancora vero di osservare una NATO in evidente difficoltà. Per carità, non ipotizziamo che gli Stati Uniti ne escano, ma non c’è dubbio che il sistema difensivo occidentale sta risentendo delle incursioni non benevole di Trump.
A Putin non pare vero che Trump abbia deciso di non firmare il documento dell’Onu che accusa la Russia di avere invaso l’Ucraina facendo carta straccia di ogni regola basilare di diritto internazionale.
Donald ha chiaro che la sua ossessione demolitrice nei confronti dell’Unione Europea e dell’Onu potrebbe presto danneggiare gli Stai Uniti, militarmente ed economicamente?
Il ‘miracolo’?
La Cina, nel frattempo, sta a guardare? Assolutamente no, pensa ai propri interessi e lo sa fare bene. Nessuno può ignorare l’immenso mercato cinese e nessuno vuole rompere con il presidente Xi Jinping, finora molto accorto nel tenersi in equilibrio e attento sul versante economico e commerciale.
Zelensky viene tenuto fuori dalle ‘trattative di pace’ così pompando la propaganda di Putin che non vuole riconoscere l’Ucraina con una sua precisa identità statuale e territoriale. Trump sta cadendo nella trappola putiniana?
Rimane da valutare la scomoda (colpevolmente) posizione europea. Ci piace pensare che non sempre tutti i mali vengono per nuocere. Forse occorreva uno scoppolone dello storico alleato americano per svegliare l’Europa dal proprio torpore, meglio, dal convincimento che nulla muta e che le posizioni di rendita sono eterne.
Forse Trump, lo vedremo con i fatti, se ci saranno, avrà il merito di compiere un ‘miracolo’, quello non ottenuto con il solo buon senso: solleticare l’orgoglio del Vecchio Continente e spingere i Paesi membri della UE a parlarsi sul loro futuro e su quello dell’Unione, a parlarsi circa la loro effettiva incidenza sulla sorti del pianeta, sulla necessità di una politica globale unitaria e di una difesa comune.
Tra l’altro, il mondo è immenso, esistono anche l’India, l’Africa, realtà popolosissime ed emergenti che giustamente rivendicano un ruolo dopo secoli di sottomissione imperialista e depredazioni subite.
È per l’Unione Europea l’ultimo appello, l’ultima occasione per compattarsi e resistere alle sirene trumpiane che la vogliono divisa e litigiosa, l’ultimo campanello d’allarme prima che qualcuno a Est e a Ovest ne decreti l’irrilevanza.