CATANIA – La difesa di Martina Patti, la giovane madre che nel luglio del 2022 uccise la sua bimba di appena 4 anni per poi seppellirla in un terreno vicino casa, ha presentato ricorso in appello. Gli avvocati Gabriele Celesti e Tommaso Tambutino hanno depositato il ricorso contro la condanna a 30 anni. L’atto risulta depositato ieri mattina, 25 novembre.
La madre, assassina rea confessa della bimba, in primo grado è stata condannata a 30 anni di reclusione. I motivi del ricorso si conosceranno solo a giorni. Anche se, subito dopo il verdetto, la difesa aveva annunciato che l’incapacità parziale o totale di mente dell’imputata, resta la tesi necessaria da approfondire per comprendere l’accaduto. Tuttavia, al momento, bocche cucite sul versante della difesa.
Il secondo grado
Se ne parlerà dunque in aula, presumibilmente nei primi mesi dell’anno prossimo. I giudici di primo grado, cioè la Corte d’assise presieduta da Sebastiano Mignemi, aveva inflitto 28 anni per omicidio, 1 anno e 6 mesi per occultamento di cadavere e 6 mesi per simulazione di reato. In tutto, per l’appunto, 30 anni.
Una condanna che non ha soddisfato per nulla la famiglia paterna della piccola Elena. I Del Pozzo erano presenti come parte civile e il papà della bimba è stato anche uno dei testimoni del processo. Un delitto inspiegabile e rimasto tale, perchè l’imputata non ha mai dato una reale spiegazione su ciò che ha fatto.
Le bugie e la confessione
L’imputata ha ammesso le proprie colpe poche ore dopo l’assassinio ed al termine di un serrato interrogatorio in caserma. Inizialmente aveva tentato invano di convincere i carabinieri che la bimba fosse stata rapita. Ma i militari hanno scoperto una dopo l’altra la lunga sequela di bugie. Fino a quando non è crollata, accompagnando i militari sul luogo dove aveva seppellito la figlia.
La piccola Elena venne uccisa con un’arma da taglio. I giudici hanno riconosciuto all’imputata le attenuanti della “confessione” e della “giovane età” dell’indagata. L’aggravante: la premeditazione.
La famiglia del papà
La famiglia del papà di Elena, come detto, ha sempre respinto l’idea di un verdetto che non prevedesse la pena dell’ergastolo. Una sentenza che è stata giudicata negativamente dalla famiglia Del Pozzo, attraverso dichiarazioni pubbliche e interventi sui social.
Anche ieri, con una storia su Instagram, la zia, Martina Del Pozzo, è tornata a ricordare la nipotina. Alcune foto della bimba che faceva scuola di ballo assieme a lei e un messaggio dolce: “Ovunque tu sia amore mio ricordati di continuare a ballare, vola libera e aspettami perchè dobbiamo continuare a volare e ballare assieme”.