PALERMO – Il Tar Sicilia, a tre mesi dall’emanazione della sentenza con cui aveva contraddetto il Cga, ritenendo legittimo il Regolamento sulla “Movida” adottato dall’amministrazione comunale, è tornato ad affrontare il tema delle emissioni sonore nei locali pubblici che intrattengono la propria clientela mediante diffusione musicale.
Questa volta, il Tar di Palermo, adotta una decisione favorevole agli esercenti. Ed infatti, con la sentenza 2036 del 2017, pubblicata in data 1 agosto, ha accolto il ricorso promosso dall’avvocato Giovanni Puntarello, in favore del titolare del locale “Ai Chiavettieri”, intanto divenuto “Ishi Samba”, che lo scorso anno si era visto notificare un’ordinanza di chiusura. I giudici amministrativi, a prescindere dal contenuto del regolamento sulla Movida, di cui incidentalmente ha tenuto a ribadire la validità, ha ritenuto che l’ordinanza di chiusura del locale per emissioni sonore, fosse illegittimo poiché non preceduto da una effettiva misurazione delle emissioni stesse, tale da poterne desumere il superamento dei limiti imposti dalla normativa nazionale.
Con questa sentenza, i giudici amministrativi hanno accolto uno specifico motivo di impugnazione svolto dall’avvocato Puntarello, che ha denunziato come a seguito delle lacunose e generiche disposizioni adottate dall’amministrazione comunale, in tema di regolamento sulla movida, gli Uffici di quest’ultima, avevano ritenuto di poter comminare la sanzione della chiusura senza disporre alcun accertamento sulla misura dei decibel emessi, da eseguirsi con adeguata strumentazione tecnica. Nell’attesa che i ricorrenti del giudizio promosso avverso il regolamento sulla movida, si determinino a promuovere appello davanti al Cga (che già aveva accolto le tesi degli stessi in sede cautelare), la sentenza emessa dell’1 agosto, offre un importante spiragli ai gestori dei locali del Comune di Palermo. Infatti, da quando i giudizi amministrativi hanno dichiarato la legittimità del regolamento sulla movida, gli agenti della polizia municipale del comune di Palermo, hanno ritenuto di poter comminare la sanzione della chiusura a numerosi esercizi commerciali, e ciò senza alcuna verifica, mediante adeguata strumentazione, del superamento dei decibel fissati dalla normativa nazionale, ma affidandosi esclusivamente alle proprie orecchie.