Una lettera scritta a penna e lasciata in portineria a Palazzo d’Orleans alle 14 di ieri, prima dello spoglio delle amministrative. Sul foglio bianco indirizzato a Raffaele Lombardo, Francesco Musotto ha vergato le ragioni del suo addio all’Mpa, di cui fino a oggi è stato capogruppo all’Ars. Immutata “la stima e l’amicizia”, verso Lombardo (che oggi ai giornalisti ha parlato di “separazione consensuale”), l’ex presidente della Provincia di Palermo spiega di aver assunto la decisione a maturazione di un lungo periodo di disagio, che certo non era sfuggito all’attenzione dei media. Un disagio che Musotto spiega a LiveSicilia partendo dalla “scarsa sintonia con gli assessori tecnici” e proseguendo con le mal digerite decisioni in solitaria di Lombardo, in particolare sulle amministrative di Palermo.
Onorevole Musotto, quando ha assunto la decisione definitiva di lasciare il partito?
“La decisione è maturata nell’ultimo periodo. È il frutto di un disagio che ho definito ambientale, anche per le difficoltà di sintonizzarmi con i cosiddetti assessori tecnici”.
Solo questo?
“No, c’è anche il mancato coinvolgimento nelle decisioni più importanti”.
Per esempio?
“La scelta dei candidati sindaco di Palermo”.
Eppure quando l’Mpa annunciò la candidatura di Massimo Costa lei sembrò approvarla…
“Costa? Veramente in un primo momento io avevo sentito parlare di Ferrandelli. Poi mi si presentò la candidatura di Costa. Decisioni a cui ho aderito per evitare che si pensasse che fossi pervicacemente legato a un mio problema personale”.
Cioè, per capirci, perché non si pensasse che lei diceva no perché voleva candidarsi lei…
“Esatto”.
Poi si è arrivati ad Aricò, che mi pare sia stata per lei la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
“Guardi, non c’è nulla di personale con Aricò, ma con quella candidatura già si disegnava lo scenario politico di un’alleanza con Fli e Pd senza che tutto questo fosse mai passato al vaglio dei militanti o della classe dirigente dell’Mpa”.
Questo ha guastato il suo rapporto con Lombardo?
“No, tra noi c’è stima e amicizia. Vado via senza rancore e senza sentimenti di rivalsa. In questi anni gli ho dato veramente la mia amicizia”.
E lui?
“Penso pure”.
Lombardo ha provato a trattenerla?
“Ci siamo parlati oggi. Si è reso immediatamente conto dell’impossibilità della convivenza politica”.
Ma non è che qualcuno dentro l’Mpa non moriva dalla voglia che lei restasse?
“Sì, soprattutto a livello di dirigenti palermitani”.
Esprima un giudizio sull’operato del governo di Raffaele Lombardo, ora che non è più il capogruppo dell’Mpa.
“Si sarebbe potuto fare molto di più, con un maggiore coinvolgimento del partito. Io ho sempre creduto nelle potenzialità di questo partito, che però sono rimaste tali. E ne è la dimostrazione il risultato elettorale a dir poco modesto di liste che fanno riferimento ad assessori cosiddetti tecnici, che una volta scesi nell’agone elettorale non possono più definirsi tali”.
A proposito del voto di Palermo, lei su Orlando ci aveva visto giusto, preconizzandone il successo.
“Io ho la presunzione di conoscere questa città come pochi. E sono stato facile profeta su quello che sarebbe accaduto in queste elezioni. Ma apriti cielo: mi sono piovute addosso critiche, anatemi, insinuazioni di ogni tipo, tanto che lo stesso Orlando è stato costretto a prendere le distanze da me”.
Fino a oggi Fabrizio Ferrandelli ha rimarcato la sua presa di posizione su Orlando per attaccare l’ex sindaco…
“Sì, mi si attribuisce da parte del competitor di Orlando la responsabilità di avere colmato questa differenza di 30 punti tra lui e l’ex sindaco (Musotto ride sotto i baffi, ndr). Così facendo mi attribuisce una potenzialità elettorale unica nello scenario politico palermitano. Forse questo giovane rampante si comporta così perché la botta presa a queste elezioni è stata forte”.
Adesso che farà? Ha già deciso dove migrare?
“Ora prenderò una grande pausa di riflessione, prima di decidere se ho ancora margini per un mio impegno politico oppure, come consigliatomi vivamente dalle mie figlie che stasera sentirò su Skype, di ritirarmi in campagna. Lì ho appuntamento con Raffaele Lombardo per dirci tantissime cose che fino a oggi per mancanza di tempo non ci siamo detti”.
La sua visita a Casini al comitato di Massimo Costa non è passata inosservata. È l’Udc la sua prossima destinazione?
“Con Casini abbiamo trascorso cinque anni al Parlamento europeo. Lui ha guidato il processo che portò Forza Italia dentro il Partito Popolare Europeo. È stato un periodo in cui ci ha legato amicizia e stima reciproca, quindi quando ci incontriamo ci fa sempre piacere. Ci sarà un percorso politico comune? Non lo escludo, ma non posso neanche confermarlo, è troppo presto”.
Dovrà prenderla in fretta una decisione, a ottobre si vota…
“E chi l’ha detto?”.
Lombardo.
“Io non l’ho sentito”.