Multisala nell'ex Coca Cola | Sequestro e lavori bloccati - Live Sicilia

Multisala nell’ex Coca Cola | Sequestro e lavori bloccati

L'ex stabilimento Coca Cola di Tommaso Natale

Non c'è pace per il cantiere di Tommaso Natale. Sale a cinque il numero degli indagati fra dirigenti comunali e imprenditori. Il Riesame ha convalidato il sequestro di fine dicembre. Sarebbero stati commessi degli abusi edilizi.

PALERMO - IL CASO
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PALERMO – Cinque indagati e un sequestro disposto dal giudice per le indagini preliminari e confermato dal Tribunale del Riesame. L’inchiesta della Procura della Repubblica stoppa, almeno per il momento, la nascita del cinema multisala nell’ex stabilimento della Coca Cola di Palermo.

Il quinto nome finito nel registro degli indagati, e nuovo alle cronache, è quello di Alessandra Autore, dirigente del settore Servizi alle imprese (Suap) del Comune di Palermo. Si aggiunge a quelli del progettista Adriano Canepa, di Maria Mandalà, anche lei dirigente del Suap, di Andrea Schirò (responsabile del procedimento) e dell’imprenditore Santo Lanzafame. I loro nomi compaiono nel decreto di sequestro preventivo del cantiere chiesto dal pubblico ministero Daniele Paci e disposto dal Gip Agostino Gristina a fine dicembre. La Mandalà, quando Livesicilia diede notizia dell’inchiesta, parlò di “ingiusto coinvolgimento” e si disse certa di potere dimostrare la correttezza del suo operato, comunque “marginale” nel contesto della vicenda.

Abuso d’ufficio e violazioni edilizie. Ruota attorno a queste due ipotesi l’inchiesta sulla costruzione di undici sale, tremila posti, bar, ristorazione e sala giochi. Un mega struttura quella della Moviplex a cui è subentrata la Maxcine. Il progetto di Tommaso Natale non avrebbe avuto i requisiti per essere approvato. Le indagini, già prorogate, sono partite da un esposto del 2013. Gli interventi di ristrutturazione dovevano rispettare i volumi della vecchia struttura. “L’edificio ricostruito a seguito di demolizione totale del preesistente – si legge nel decreto di sequestro – presentava la realizzazione di un corpo di fabbrica di dimensioni, sagoma, volume, altezze e area di sedime diversi da quelli originari, tale da doversi classificare come nuovo intervento edilizio”. E se di nuova costruzione si trattava, secondo il pm, “non si sarebbe potuta realizzare” vista la vicinanza del cinema Aurora. Quest’ultimo dista 660 metri dal nuovo multisala, al di sotto dei sei chilometri che, regolamento alla mano, devono esserci fra una struttura con più di 1300 posti a sedere e una già esistente con capienza inferiore.

Il cantiere di Tommaso Natale è stato piuttosto tormentato. Il Tar aveva dato il via libera al completamento della multisala, bocciando il ricorso contro il Comune dei titolari dei cinema Aurora, Metropolitan, Igiea Lido, Golden, Arlecchino e Ariston. Gli stessi che poi presentarono l’esposto in Procura. Il Tribunale amministrativo ritenne infondata la parte in cui si sosteneva la violazione della normativa regionale che limita l’apertura di nuovi cinema sulla base della distanza chilometrica. Inammissibile, invece, fu dichiarata la parte del ricorso contro i presunti abusi edilizi: il Tar non affrontò nel merito la questione perché ritenne che i titolari della sale cinematografiche non avessero alcun diritto ad agire. Il Cga diede di nuovo ragione al Comune dicendo, in soldoni, che non si poteva bloccare il libero mercato e il singolo titolare di cinema non poteva agire da pubblico ministero vigilando sulla regolarità urbanistica. Alla fine intervenne il pubblico ministero, quello vero, e partì l’indagine ora sfociata nel sequestro, già passato al vaglio del Gip prima e del Riesame poi.

 

 

 

 

 

 


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