Un intervento di routine, la morte| Risarcimento alla famiglia - Live Sicilia

Un intervento di routine, la morte| Risarcimento alla famiglia

Condannati in solido il medico e la clinica in cui una settantasettenne palermitana era stata ricoverata. Ai figli 470 mila euro.

PALERMO – Nel 2010 l’intervento di impianto del peacemaker è costato la vita a una settantenne palermitana. Adesso il medico che compì l’operazione e la clinica Villa Maria Eleonora, la struttura dove la signora era ricoverata, dovranno pagare il danno ai quattro figli: un risarcimento di oltre 470mila euro, cento mila euro a figlio più 17mila euro di interessi. La clinica risponderà di fronte ai famigliari della vittima poi potrà rivalersi nei confronti del professionista.

L'avvocato Licia Tavormina

“Sono lieta dell’esito della causa – ha dichiarato Licia Tavormina, dello studio legale  Palmigiano, che ha seguito la vicenda – . È inaccettabile che un paziente muoia per un semplice intervento di routine e, finalmente, i figli hanno ottenuto giustizia”.

Il giudice civile del Tribunale di Palermo, infatti, ha dato ragione ai figli dell’anziana, morta il 24 marzo 2010, dopo un intervento per l’impianto di un bypass al cuore svolto il 19 marzo. La paziente, con un problema di “fibrillazione”, è stata ricoverata per quello che doveva essere un intervento di routine ma che si è rivelato fatale. Secondo i giudici civili, la morte è stata causata delle lesioni ai muscoli del cuore create per via di un “erroneo utilizzo della strumentazione necessaria per fare spazio al catetere ed introdurlo attraverso i tessuti”.

L’intervento sembrava essere andato bene. Circa 15 minuti dopo la conclusione dell’operazione però si sono rilevati i primi segni di allarme. Da una piccola lesione, con la pressione sanguigna la ferita si sarebbe ampliata fino a generare “multiple lacerazioni cardiache” sul cuore. Così sarebbero derivati i danni al cervello, il blocco renale, l’insufficienza respiratoria e cardiaca fino ad arrivare al blocco di numerosi organi. I sanitari hanno provato con un secondo intervento a fermare l’emorragia ma ad una complicanza se n’è aggiunta un’altra e poi un’altra ancora fino alla morte della settantasettenne.

Per il giudice Enzo Catanzaro che ha emanato la sentenza, la decisione penale, che invece aveva affermato che il fatto non sussiste, non ha pregiudicato il processo civile. Il medico pur non essendo stato condannato per omicidio colposo si è visto comunque riconoscere la colpa per gli errori nell’esecuzione dell’intervento.

Ai quattro figli della signora palermitana però non è stato riconosciuto il risarcimento richiesto: 415 mila euro ciascuno. Lo stato di incoscienza in cui è caduta la signora e quindi il fatto che non abbia percepito l’imminente fine non ha causato un danno morale per la stessa. La pretesa degli eredi, poi, è stata diminuita dal magistrato per l’età della signora e perché questa non viveva insieme ai figli. “La risarcibilità dei danni morali – si legge nella sentenza – presuppone, oltre al rapporto di parentela, anche la perdita, in concreto, di un effettivo e valido sostegno morale”.


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