PALERMO – Franco Scaldati, colonna portante del cinema e del teatro siciliano, aveva 70 anni. Non nacque come attore, tutt’altro. Lasciati prestissimo gli studi, non andò oltre la quinta elementare, imparò presso una bottega palermitana il mestiere di sarto, che gli costò, più avanti, il soprannome con cui era scherzosamente appellato all’interno di quello che ben presto, grazie ai primi esordi al teatro Biondo, sarebbe stato il suo mondo, quello artistico.
Il suo rapporto con il teatro Biondo sarà un legame che non avrà fine. Scaldati, infatti, anche dopo il decollare della sua carriera artistica, non dimenticherà mai di tornare e collaborare con il teatro in cui esordì recitando un testo di Luigi Capuana e dove presentò le sue prime opere come “Attore con la ‘O’ chiusa” e dove, fino al 2012, ha tenuto un laboratorio triennale.
Diversi i suoi lavori anche in chiave cinematografica. Oltre alla lunga collaborazione con i registi palermitani Ciprì e Maresco, lo si ricorda per i film “I briganti di Zabùt” e “Il giorno di San Sebastiano”, entrambi di Pasquale Scimeca, Per “Kaos”, dei fratelli Taviani,e per “L’uomo delle stelle” di Giuseppe Tornatore, sotto la cui direzione recitò anche nel colossal made in Sicily “Baaria”, nella parte di un fotografo.
La camera ardente dell’artista, spentosi a causa di un tumore al fegato, è allestita proprio all’interno del suo teatro Biondo. I funerali del “Sarto” saranno celebrati alle 10.30, lunedì, nella chiesa di san Saverio.