CATANIA – Nei locali della “Area della Ricerca CNR” di Catania si è svolta una affollata assemblea sindacale, organizzata dai rappresentanti nazionali e locali della FLC-CGIL, nel corso della quale sono emersi nuovi risvolti nella vicenda Myrmex. L’assemblea era stata convocata dai vertici sindacali FLC-CGIL per aggiornare i dipendenti CNR, ricercatori, tecnici e amministratici, circa le novità che li riguardano da vicino per ciò che concerne nuove assunzioni, rinnovi contrattuali, avanzamenti di fascia e nuova sede dell’Ente su Catania.
Proprio nel corso della trattazione di quest’ultimo punto è emersa la notizia che i vertici del CNR starebbero prendendo in seria considerazione la possibilità di acquisire i locali dove oggi sono allocati i laboratori ex-Myrmex per destinarli a sede provinciale dell’Area della Ricerca del più grande ente pubblico di ricerca in Italia. Ciò comporterebbe la messa in strada dei 50 dipendenti ex-Myrmex che, messi in mobilità dalle scelte messe in atto dall’attuale proprietà dell’azienda, in questi anni si erano costituiti in cooperativa per poter mantenere il proprio diritto a lavorare.
Tutto questo accadrebbe per via del contratto stipulato a suo tempo tra la Regione Siciliana e l’imprenditore che acquistò, per solo “1 euro”, il ramo aziendale che la multinazionale Pfizer aveva intenzione di dismettere, la Myrmex appunto, a condizione che ne fosse garantito il livello occupazione a produttivo.
A lanciare il grido di allarme è stata Margherita Patti, microbiologa e dipendente della ex-Myrmex che ha lanciato un accorato appello ai vertici sindacali di ente della FLC-CGIL affinché si facciano portavoce delle ragioni dei suoi 50 colleghi che rischiano di finire in strada se il CNR dovesse accettare la proposta fatta dall’imprenditore che è attualmente proprietario della struttura che ospita i laboratori ex-Myrmex.
Antonella Di Stefano, segretaria provinciale di FLC-CGIL, e Tino Renda, responsabile regionale degli EPR della stessa sigla sindacale, hanno tuonato contro le iniziative che stanno portando alla morte la ricerca biomedica di eccellenza a Catania e in Sicilia in generale. “Per altro – ha ribadito Tino Renda – il CNR a Catania non può rischiare di vedere vanificate quasi quaranta anni di attese per avere una sede degna del più grande ente pubblico di ricerca e consona al proprio ruolo nel contesto scientifico, culturale e tecnologico di una città come Catania”. “La scelta di una sede come quella della ex-Myrmex – ha continuata Renda – con tutte le sue criticità proprie dell’area, quella della zona industriale di Catania, costituirebbe per l’Ente un gravissimo autogol, un vero fallimento”
Anche Rosa Ruscitti, responsabile nazionale di FLC-CGIL per il CNR, che era presente all’assemblea ha preso molto a cuore questa vicenda facendosi carico di organizzare un incontro congiunto con le altre sigle sindacali per incontrare i vertici del CNR affinché prendano contezza di tutte queste criticità e indirizzino i propri sforzi verso altre location certamente più adeguate, centrali e infrastrutturate per gli interessi tecnico scientifici del personale CNR e per i dipendenti ex-Myrmex, magari trovando il modo, legale, affinché, il CNR li possa “ospitare” al suo interno.