"Niente asporto? Colpo di grazia" | Movida, i "no" all'ordinanza - Live Sicilia

“Niente asporto? Colpo di grazia” | Movida, i “no” all’ordinanza

Parlano i titolari dei locali che animano le serate nel capoluogo. La misura sarà in vigore domani

PALERMO – Niente vendita di alcolici da asporto a partire dalle 20, chiusura entro l’1,30 per tutte le attività, sanzioni fino a 5 mila euro per i trasgressori: per gli esercenti che vivono di movida, la notizia dell’ordinanza anti-assembramenti notturni del sindaco Leoluca Orlando è stata una doccia fredda. Fra loro c’è chi ritiene che la misura rappresenti un passo indietro rispetto alle direttive nazionali, e chi, più scoraggiato, è convinto si tratti di un vero “colpo di grazia” per una categoria già in ginocchio per gli effetti della pandemia da coronavirus. Rabbia e frustrazione sono palpabili: ieri molti sono rimasti di sasso alla notizia della firma dell’ordinanza (leggi qui cosa prevede nel dettaglio) e hanno esultato apprendendo del suo rinvio a domani per via di “alcuni errori”, come ha fatto sapere il sindaco. La speranza dei commercianti è che le correzioni possano riguardare la sostanza dell’atto.

Ezio Giacalone, titolare del pub Qvivi, parla di “assurdo dell’assurdo: prima per evitare gli assembramenti si incentivava l’asporto, oggi per lo stesso motivo lo si vieta. Un nuovo danno enorme per chi ha già dovuto ridimensionare la quantità di tavoli e sedie per mantenere il distanziamento sociale. Nell’ordinanza – commenta – leggo ‘causa Covid’ come se dalle 20 alle 8 il Covid diventasse più aggressivo e attaccasse i bevitori. È chiaramente un ulteriore atto repressivo che limita il libero commercio”. Quanto alla chiusura notturna fissata non oltre l’1,30, il proprietario del locale osserva: “La troverei più logica se ci fossero le capacità di controllare prima ancora gli abusivi, che rimarranno aperti a oltranza dopo la chiusura delle attività regolari. All’1,30 gli avventori seduti si alzeranno e rimarranno comunque in giro, alla ricerca di posti dove acquistare alcol, e chiaramente lo troveranno. Queste ordinanze su regolamenti su altre ordinanze fanno male al commercio dei più virtuosi – conclude – e favoriscono lo sviluppo e il proliferare di posti che vendono alcol sottobanco. Tutto questo, in vista di una riapertura al turismo nel periodo estivo, penalizza Palermo e il diritto allo svago”.

Fatica a trattenersi Francesco Pedone, del Wanderlust: “L’ordinanza del Comune lascia esterrefatti. In un momento in cui le imprese cercano di rialzarsi dopo zero aiuti economici, con questa ordinanza si cerca di dar loro il colpo di grazia”. La storia del locale di Pedone è molto recente: “Io ho 30 anni e ho deciso di rimanere a Palermo – racconta – dopo che tutti i miei coetanei hanno fatto la scelta di andarsene all’estero o al Nord, e ho avviato una startup. Come tanti giovani che hanno scommesso su questa terra e questa città, mi sto sentendo sempre più abbandonato. Leggo del blocco dell’asporto di alcolici dopo le 20 e mi chiedo: davvero una pizzeria non potrà vendere la pizza e una birra? Davvero chi ha scritto questa ordinanza non si rende conto che all’1,30, quando i locali chiuderanno, la gente ricorrerà alle ‘zone franche’ per bere ancora? È lì che bisogna colpire – suggerisce – anziché danneggiare i locali quasi a casaccio. Siamo alla follia, a maggior ragione se si pensa che la Regione ha appena ‘liberalizzato’ le discoteche semplicemente attenendosi alle norme nazionali”.

Per Santi Civello, titolare de La Bodeguita del Medio, “l’ordinanza è l’ennesimo capitolo della lotta agli schiamazzi notturni camuffato da misura anti-Covid. Ci sentiamo presi in giro. Secondo me, chiudere all’1,30 è totalmente il contrario di una misura utile a evitare queste situazioni; piuttosto proprio noi titolari dei locali, rimanendo aperti, potremmo dare una mano a controllare il fenomeno del disturbo della quiete pubblica con il nostro decoro. Tra l’altro – osserva – c’è una contraddizione enorme fra le varie direttive: gli ultimi regolamenti comunali prima delle misure anti-Covid obbligavano i locali a sgomberare lo spazio esterno dagli avventori a mezzanotte; ora io, per esempio, che sul suolo pubblico in concessione baso praticamente tutta la mia attività, non so cosa posso o non posso fare. Dalle 20 non posso più vendere da asporto però posso servire da bere all’interno del mio dehors: fino a che ora? Visto che il precedente regolamento mi intima di sgomberarlo a mezzanotte, come mi comporto coi clienti fino all’1,30? Tanto vale che chiuda direttamente a mezzanotte? Io davvero non lo so. Non sappiamo più da cosa dipendere”.

Ribadisce le preoccupazioni dei colleghi anche Salvo Longo, delegato per la Sicilia del Movimento imprese ospitalità (M.i.o), una rete nazionale di imprese dei settori ristorazione e alberghiero: “Con l’imposizione delle 20 come orario limite per la vendita di alcol da asporto, è ovvio che vengano meno le idee di fare impresa che, in questi mesi, si erano fatti i gestori dei tanti locali che avevano comunque deciso di riaprire. Una scelta coraggiosa, fatta pur sapendo che avrebbero affrontato i difficilissimi ostacoli di questo periodo. Ora – riflette Longo – pensiamo alle conseguenze dell’ordinanza: si favorirà l’abusivismo, e mi chiedo anche come il Comune gestirà la vendita degli stessi identici alcolici nei distributori automatici ormai sempre più frequenti a Palermo e in particolare nel centro storico. È una guerra al Covid e al disturbo della quiete pubblica, oppure alle attività? Io questo non lo so. Sicuramente è l’ennesima mazzata che arriva dopo aver faticato ed essersi sacrificati per riaprire, nonostante tutti i limiti. Così si rischia di togliere la vitalità a una città intera”.

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