Musumeci: "Sicilia a rischio" | I primi nomi della sua giunta - Live Sicilia

Musumeci: “Sicilia a rischio” | I primi nomi della sua giunta

Il presidente intervistato dal direttore di 'Panorama', Giorgio Mulè. E annuncia: "C'è Sgarbi".

RAGUSA- “Ho grande rispetto per i partiti, tutte le forze politiche avranno il diritto di offrirmi una rosa di candidati, se dovrò sceglierne due chiederò 4 nomi, se tre, ne chiederò 6 e sarò io a valutare chi potrà essere candidato migliore a far parte della mia giunta”. Così il presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, a proposito della composizione della sua giunta, nel corso dell’intervista pubblica con il direttore di Panorama Giorgio Mulè per Panorama d’Italia a Ragusa. “Non conosco vita morte e miracoli di tutti, non sempre gli uomini politici e i partiti sono dotati di strumenti conoscitivi particolari, ci muoviamo su terreno minato – dice Musumeci -. Poi siccome solo il Vangelo e i 10 comandamenti non sono modificabili, dovessero emergere problemi inviterò gli eventuali interessati ad andarsene o provvederò io stesso. Io mi gioco la credibilità e lo faccio mettendo a profitto ogni mia competenza e ogni mia energia fisica, morale e intellettuale”. Quanto ai nomi, “l’unico tecnico suggeritomi è il professor Armao, docente all’università di Palermo, avvocato amministrativista”. “Me lo ha suggerito Berlusconi, per unire le forze e scongiurare meglio una vittoria grillina – aggiunge -. Ho pensato fosse giusto aprire dialogo con professor Armao, gli ho offerto la vicepresidenza, un ruolo di grande dignità, tra l’altro si occupa di economia. Poi ci saranno il professor Lagalla, già rettore dell’università, e Vittorio Sgarbi che conosce il patrimonio culturale siciliano come nessun altro tra i non siciliani. Starà forse due o tre mesi, ma lo faremo lavorare per fargli dare il massimo, ha talento ed è sregolato come tutte le persone geniali e sono contento di averlo in giunta”.

Le altre dichiarazioni di Musumeci: Formazione

“Non mi piace come è stata gestita la Formazione in Sicilia ma penso che i formatori debbano tornare al lavoro. Non sono contrario agli enti, ma sono per creare un’agenzia regionale che intercetti le esigenze di formazione, come dettate dal mercato del lavoro. Sono comunque per coinvolgere – ha aggiunto Musumeci – scuole, università e imprese nella formazione. C’è bisogno di una nuova stagione della formazione in Sicilia e dobbiamo inaugurare un percorso virtuoso e chiudere una fase non troppo brillante”. 

Il caso Genovese

“Io non conosco il figlio di di Francantonio Genovese, ma credo che le colpe dei padri non debbano ricadere sui figli. E se a mio figlio, persona per bene, dicessero che sia impresentabile, prenderei a calci il giornalista e l’avversario politico. Al posto del padre avrei candidato il figlio? – ha aggiunto Musumeci – io non lo avrei candidato. Alcuni esponenti politici non sono impresentabili per la legge dello Stato ma per un senso dell’etica”.

Rischio deficit

“Cosa chiederemo al governo di Roma? Intanto il rispetto degli articoli finanziari dello Statuto. Abbiamo un deficit di quasi 5 miliardi e abbiamo un disavanzo di 500 milioni di euro. Speriamo di evitare il fallimento della Regione, ma è questo quello che abbiamo trovato. Faremo i salti mortali insieme alla mia maggioranza per riuscirci. Parteciperò a qualche riunione del Consiglio dei Ministri come prevede lo Statuto siciliano perché voglio aprire un nuovo dialogo col governo nazionale – ha aggiunto – .Chiederò collaborazione ma conto anche di ottenere adeguate risorse per la Sicilia”.

Gli ‘impresentabili’

“Se i siciliani si sentono delusi della politica hanno ragione, ma io mi sento deluso dagli elettori siciliani perché il ceto politico non è altro che lo specchio di una società. Ognuno in cabina elettorale scrive un nome e un voto, senza alcuna pistola puntata alla tempia. Se voti per i mascalzoni, te li ritrovi eletti; se voti per le persone perbene è chiaro che ti trovi un ceto politico di persone perbene. Noi politici siamo il risultato, voi elettori siete la causa, non perdiamo di vista questo dato. Voi comandate la domenica, noi siamo sul giornale il lunedì”. “In Sicilia – ha osservato il Governatore – gli impresentabili ci sono da 70 anni, e nessuno si è mai scandalizzato. Ricordiamoci che il mascalzone politico in Sicilia veniva chiamato ‘u spertu’, il politico onesto che non faceva favori veniva chiamato ‘cristiano bono ma nun cunta’. E quando dicevo di qualcuno che era un tangentista mi dicevano ‘è uno che mangia e fa mangiare’. Questa è la complicità di una parte del popolo siciliano nella degenerazione morale che ci siamo tenuti per 70 anni”.

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