"No al centrodestra di Cuffaro | I miei alleati? Troppo arroganti" - Live Sicilia

“No al centrodestra di Cuffaro | I miei alleati? Troppo arroganti”

Intervista a Musumeci: "Se ci divideremo, ognuno si assumerà le responsabilità. Io candidato? Vedremo"

Le Regionali
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PALERMO – “Ho molto rispetto per la vicenda personale dell’ex presidente Cuffaro. Ma non accetto che sia lui o qualcun altro il regista di questo centrodestra”. Nello Musumeci aveva creduto alla celebrazione di quelle primarie che avrebbero lanciato il prossimo candidato verso Palazzo d’Orleans. Adesso, dopo che queste consultazioni sono fallite, i dubbi sono tanti. “Sia riguardo ai miei alleati, sia sul senso stesso della coalizione”.

Una coalizione che si è clamorosamente divisa tra chi voleva svolgere le primarie e chi ha rifiutato questo strumento.

“Un fatto preoccupante. Non bisogna dimenticare che tante persone erano in attesa. Non solo i tre candidati annunciati (oltre a Musumeci anche Armao e Attaguile, ndr), ma anche le migliaia di cittadini che hanno raccolto le firme, nella speranza che la coalizione desse un segno di rottura col passato”.

E invece cosa è successo secondo lei?

“Si è deciso di tornare indietro. Si è scelta la strada dell’involuzione, compromettendo una alleanza che era partita col piede giusto”.

Passi la provocazione: secondo lei i suoi alleati, penso a Forza Italia e Cantiere popolare, hanno mai pensato seriamente di svolgere queste primarie?

“Alla luce dei fatti temo di no. Credo che qualcuno abbia solo provato a guadagnare tempo. Se la volontà di aderire alle primarie fosse stata sincera, oggi non saremmo a questo punto”.

In maniera più o meno ufficiale, però, alcuni suoi alleati dubitano che lei possa essere un candidato vincente. Alcuni dicono: ‘Ha già provato, ed è stato sconfitto’.

“Nessuno me lo ha mai fatto notare, nel corso dei vari incontri. Certo, anche le pietre conoscono i motivi per cui non sono riuscito a vincere le ultime elezioni regionali…”.

Si riferisce ovviamente alla spaccatura con Micciché. E allora secondo lei perché i suoi alleati non la vogliono come candidato?

“Probabilmente sono scomodo per ragioni di metodo e di merito. La mia storia personale, del resto, non risponde all’identikit del candidato ideale per qualcuno dei miei alleati”.

In che senso?

“Forse pensano a una specie di ritorno al passato. La riedizione di una formula che fu vincente molti anni fa. Ma non si rendono conto che stanno commettendo un grosso errore”.

Quale?

“Sono convinti che in Sicilia il voto strutturato sia ancora determinante. Non è così. La tensione ideale è molto cresciuta ed è chiaro a tutti, ormai, che prima ancora del codice penale si debba rispettare un codice etico”.

Lei parla di ritorno al passato. Ma forse sarebbe meglio dire ritorno “del” passato. In carne e ossa: ritiene che le decisioni degli altri partiti della coalizione siano state influenzate dal ritorno di Totò Cuffaro?

“Vede, io nel 2006 decisi di non partecipare alla battaglia a sostegno di Cuffaro. Anzi, lo avevo pubblicamente invitato a non ricandidarsi, viste le vicende giudiziarie a tutti note. Fu quello il mio ultimo dialogo con l’ex presidente della Regione”.

Pensa che da allora, insomma, Cuffaro possa avere una sorta di pregiudizio politico nei suoi confronti?

“Non saprei. Io ho sempre dato atto a Cuffaro della dignità con la quale ha affrontato la condizione di detenuto. E ho anche apprezzato negli ultimi tempi il suo impegno nel denunciare la drammatica condizione delle carceri italiane. Ma una cosa non posso accettarla”.

Cosa?

“Che il centrodestra, il mio centrodestra, possa avere dei registi, a qualunque area appartengano, palesi od occulti che siano. Per farla breve, se è Cuffaro il regista di questa coalizione io non mi riconosco in questa coalizione. E sia chiaro: il mio è solo un ragionamento politico, nulla di personale”.

Insomma, vi state dividendo un’altra volta. Come è accaduto alle ultime elezioni regionali, consentendo così la vittoria di Crocetta.

“Ognuno si assumerà la responsabilità delle scelte compiute. Vorrei ricordare che io non ho imposto, ma ho offerto la mia candidatura. Se gli alleati non erano d’accordo sul mio nome, avrebbero potuto dirlo subito. È un fatto anche di etica e di galateo politico-istituzionale. O avrebbero potuto magari palesare anche le ragioni politiche alla base di questa presa di posizione”.

A cosa si riferisce?

“Penso che, magari, qualcuno attendeva di capire quali fossero le scelte dei vari D’Alia, Alfano e Cesa. Se me lo avessero detto chiaramente, avrei accettato, pur non giustificando questa scelta. Invece le decisioni assunte sono il segno di una chiara mancanza di rispetto che assume il cattivo sapore dell’arroganza di chi è ancora convinto di avere il mazzo tra le mani e di poter dare le carte”.

Lei accenna a questa possibile grande alleanza dei “moderati”. Che si sono trovati d’accordo, a Palermo, nel sostegno a Ferrandelli. E anche lì, ecco le divisioni con altri partiti di centrodestra come la Lega e Fratelli d’Italia che hanno annunciato il sostegno al candidato Ismaele La Vardera. In questo caso il suo movimento ‘Diventerà Bellissima’ cosa farà?

“Noi abbiamo deciso di non partecipare, come movimento, alle elezioni amministrative, fino allo svolgimento delle prossime elezioni regionali. I militanti di ‘Diventerà Bellissima’ quindi potranno impegnarsi con questo o quel candidato. Il problema è un altro: credo che questi partiti vogliano provare a proporre la stessa formula politica alle prossime elezioni regionali”.

E a quel punto lei che farà? C’è ancora spazio per dialogare con i suoi alleati?

“Gli spazi ci sono, ma i margini sono strettissimi ormai. E il recupero può venire solo se fondiamo tutto sulla lealtà, che però mi sembra diventato ormai un arnese misterioso”.

Sarò più diretto: pensa si candidarsi comunque alla presidenza della Regione?

“Nei prossimi giorni riuniremo l’assemblea dei nostri iscritti. Saranno loro a decidere cosa fare. La volontà passa attraverso il coinvolgimento della base. Incontrerò poi gli altri candidati che avevano scommesso sulle primarie: Gaetano Armao e Angelo Attaguile, e discuteremo su una possibile intesa in vista delle regionali. A quel punto vedremo chi ci starà. Fermo restando che in questo progetto non è previsto nessun posto da ‘capotavola’”.

Qualcuno obietta che la sua impostazione è un po’ antiquata. Che la realtà politica è cambiata radicalmente. Che c’è ormai una evidente fluidità tra partiti e forze politiche. E in questo quadro, lei sarebbe un po’ troppo “rigido”, poco funzionale a dialogare un po’ con tutti.

“Io sono orgoglioso della mia storia. Ho avuto responsabilità di governo alla Provincia di Catania, portando l’ente al primo posto nella classifica di gradimento in Italia. Ho poi guidato una coalizione di centrodestra senza avere mai nemmeno un giorno di crisi, senza mai una pausa. È questo il mio pedigree: sono stato il presidente di tutti, come possono testimoniare i tanti sindaci, anche di centrosinistra, con cui ho dialogato sempre. E oggi sono alla guida di un movimento civico che comprende anche persone che non hanno mai militato prima per il centrodestra. Questo è il mio curriculum: di cosa dovrei vergognarmi?”

Cuffaro, scusi se ci torno, ad esempio ripete che lei è “troppo di destra” per governare la Sicilia.

“E io non accetto veti dettati da pregiudizi politici, da qualunque parte questi provengano. Temo che ormai in Sicilia il centrodestra sia più un luogo della geografia politica che della proposta politica. Il caso palermitano ne è un chiaro esempio”.

In che senso?

“Sono io a domandare a lei: perché il centrodestra si è rotto anche in vista di quelle elezioni comunali? Si è mai provato a trovare una candidatura unitaria? Il sospetto, invece, è che si sia deciso di salire sul carro di un possibile vincitore. Alle battaglie ideali, insomma, qualcuno ha preferito comode scorciatoie”.

Torniamo alla vicenda primarie. Si sente preso in giro dagli esponenti degli altri partiti della coalizione?

“No, e non nutro alcuni risentimento nei confronti di nessuno. Ma sono preoccupato, questo sì. Oggi non so infatti chi sono davvero i miei compagni di strada, non so quali siano i loro veri obiettivi. I tanti militanti di ‘Diventerà Bellissima’ mi dicono di andare avanti. Per me le alleanze sono un valore, per quelli che non ci credono sono un male necessario. Ma tra poco sarà il momento delle scelte. E a decidere sarà la base del mio movimento. A decidere sarà la gente”.


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