PALERMO – È sereno. Ma amareggiato. Anche a causa di quel pensiero, di quel dubbio: “Perché questa notizia è uscita fuori proprio oggi, giorno in cui dovrò votare contro la disastrosa riforma delle Province?”. Nello Musumeci commenta così la notizia dell’indagine della Procura della Corte dei Conti, che gli ha contestato un danno all’erario dovuto all’affitto di sei stazioni ferroviarie mai utilizzate, negli anni in cui il deputato regionale e presidente della Commissione antimafia all’Ars ricopriva il ruolo di presidente della Provincia di Catania.
“Non sarà difficile dimostrare – replica Musumeci – che una giunta ha il compito di fissare gli obiettivi. Il compito di raggiungerli spetta agli uffici preposti, ognuno per le proprie competenze. Le stazioni dismesse? Piacerebbe anche a me – continua il deputato – capire perché abbiano fatto naufragare un’opera che, se realizzata, avrebbe comportato crescita e sviluppo a una zona di rilevante interesse turistico”.
Insomma, Musumeci ritiene di avere fatto “ciò che doveva” e che le responsabilità del naufragio di quel progetto non sia imputabile a lui. “Dopo meno di due anni dalla firma del contratto con le Ferrovie dello Stato – spiega – io non ero già più il presidente della Provincia di Catania”. La vicenda, infatti, affonda nel lontano 2003. “Certo, se fossi malizioso – aggiunge Musumeci – mi chiederei come mai, sulle 25.330 delibere approvate durante la mia presidenza, questa storia sia emersa proprio nel giorno in cui dovrò votare contro la devastante e folle riforma delle Province voluta da Crocetta”.