Migranti, parola-ghetto nel chiacchiericcio superficiale e infimo dei social, nell’eco da bar un po’ tedesco degli anni Venti e oltre. “Vengono qui per rubarci il lavoro. Vengono qui per invaderci. Vengono qui per…”.
Ma guardate questi occhi, se credete in Dio, se pregate, la sera, se volete bene. Guardateli negli scatti intensi che Andrea Tuttoilmondo, cronista puntale e sensibile, sta riportando dalla pancia della Sea Watch, ancorata a Lampedusa. Guardateli. Sono soltanto occhi. Come i nostri occhi.
E allora anche il dolore sarà come il nostro. Lo stesso caldo che picchia. La stessa sete. Lo stesso giramento di testa, nel ciondolare del mare. La stessa urgenza di poggiare i piedi sulla terra. La stessa impazienza di una capitana che saluta.
Dimentichiamo l’Europa, le rivendicazioni, il braccio di ferro. Dimentichiamo i commenti degli sciacalli da facebook. E dimentichiamo: sì, ma tu quanti ne prenderesti a casa? Perché, voi quanti italiani prendete?
Dimentichiamo quello che crediamo di sapere e teniamo gli occhi. Soltanto gli occhi. Non chiamiamoli più ‘migranti’, parola che imprigiona in un ghetto. Teniamo gli uomini. Soltanto uomini.