13 Agosto 2020, 06:00
4 min di lettura
PALERMO– “Mi sento abbandonata, quasi tradita. Che sono venuti a fare i politici a casa mia? Perché sono venuti? Cercavano pubblicità? Lei lo può scrivere?”. Certo, Rosalba, che si può scrivere: è il grido di una moglie, di una madre che vorrebbe il corpo di suo figlio, quello che ne rimane. Si deve scrivere perché quell’urlo sacrosanto buca come un sacchetto l’indifferenza di troppi.
Il tempo passa e nessuno accenna al recupero del peschereccio ‘Nuova Iside’, affondato al largo di San Vito Lo Capo. La Procura di Palermo ritiene che la sciagura sia stata provocata dallo scontro con una nave. L’altra imbarcazione coinvolta, secondo l’inchiesta e la cronaca fin qui disponibile, è la petroliera Vulcanello che sarebbe stata riverniciata dopo il presunto incidente.
C’è una storia di carte giudiziarie, di accuse e difese, di indagini, che va avanti. Siamo ancora alle battute iniziali, perciò non è possibile anticipare niente. I pm stanno lavorando alacremente sul caso.
C’è poi una storia diversa, che riguarda la politica. La richiesta dei familiari è che il relitto del peschereccio sia recuperato, per ottenere ulteriori elementi utili alla ricerca della verità e per dare degna sepoltura sulla terraferma al corpo del comandante, il giovane Vito Lo Iacono, che verosimilmente si trova ancora laggiù. I corpi degli altri componenti dell’equipaggio: Matteo e Giuseppe Lo Iacono, padre e cugino del ragazzo, sono tornati a coloro che li amavano, quando erano ancora persone, e che non smetteranno di amarli nello strappo violento del distacco. Rosalba Cracchiolo, moglie di Matto e mamma di Vito, sconta un duplice lutto. Le lacrime più amare appartengono pure a Giovanna Leone, compagna di Vito, e a Cristina Alaimo, moglie di Giuseppe.
Circa un mese fa, a casa dei Lo Iacono, si recò in visita il ministro della Famiglia e delle Pari opportunità, Elena Bonetti (a destra nella foto). Fu un gesto di umana sensibilità, descritto con grande spazio dai media. Tra i presenti c’era anche Davide Faraone, proconsole siciliano di Italia Viva. Rosalba ed Elena si strinsero le mani. La donna colpita duramente implorò: “Aiutami a ritrovare mio figlio, sei una mamma”. Il ministro mostrò una comprensione profonda. E disse: “Sono anche io una mamma. Sono qui per farvi sentire la vicinanza del Paese”.
Ora Rosalba si domanda quale sia il lato concreto della solidarietà e quando la partecipazione si trasformerà in azioni. Al dolore si aggiunge la rabbia: “Sì, che sono venuti a fare? Volevano pubblicità, i politici? Non solo loro. Tutti quelli che ci hanno promesso aiuto e hanno il potere dove sono? Sto malissimo. Il mio avvocato mi riferisce che lui telefona a tanti e che nessuno gli risponde, oppure che si giustificano”.
E’ un particolare che Aldo Ruffino, il legale che sta seguendo le famiglie, aveva già confermato, prima della signora: “Abbiamo avuto impegni a parole, promesse, sostegno morale… Adesso, quando telefono, assisto a un continuo allargarsi di braccia. Mi dicono: ‘Sa, avvocato, è Ferragosto. Vedremo…’”.
Quella di Rosalba e suo marito Matteo è una grande storia d’amore che resta, nonostante la separazione. “Ci siamo incontrati a Lampedusa. Lui lavorava, noi eravamo lì in vacanza per i quarant’anni di mio papà. Le nostre barche erano vicine. Si dichiarò. Gli risposi di no, dandogli però il permesso di continuare a provare. Cominciò a tempestarmi di regali, attenzioni e discorsi. Alla fine risposi di sì”.
L’avvocato sottolineava, qualche tempo fa: “E’ grazie alla forza della signora che possiamo sperare di conoscere la verità, è stata lei a insistere con i parenti: non ci vedo chiaro, suggeritemi un legale”.
Sono donne coraggiose le involontarie protagoniste di una terribile vicenda. Donne con la capacità di combattere e di conservare il meglio del bene scambiato prima dell’abisso. Giovanna raccontava di Vito: “Il suo regalo più bello è stato un Natale e un Capodanno in Kenya, quasi tre anni fa. Lui era in un momento particolare. Aveva demolito il peschereccio di famiglia ‘Iside’ e cercava di capire da che parte procedere. Poi ha scelto di mettere su il ‘Nuova Iside’. Era un vero pescatore. Amava il mare, era nato per il mare”.
Cristina sussurrava di Giuseppe: “Voglio che tutti sappiano che il mio Peppe era un marito speciale, io e lui eravamo una cosa sola, la nostra era una grande storia d’amore, e che era un papà straordinario. Non faceva mancare nulla ai suoi figli, come dicono loro: ‘il papà migliore del mondo’”.
Un altro che, con familiari e amici, soffre molto è ‘Niku’, il piccolo cane dagli occhi grandi che aspetta il ritorno di Vito e Matteo. “Si mette spesso accanto alle foto di mio marito e di mio figlio, come se li vegliasse – è il racconto di Rosalba -. Di notte va a dormire nella stanza di Vito, dove loro due dormivano insieme. Se io dico ‘Vito’, lui si mette a scodinzolare, abbaia e corre verso la porta, se sente un clacson si precipita verso la finestra e scodinzola ancora. Sì, aspetta che tornino”.
Gli articoli di LiveSicilia.it sulla vicenda del ‘Nuova Iside’
‘Italia vicina al vostro dolore (leggi)
A casa di Giuseppe il pescatore (leggi)
“Il mio Vito nato per il mare (leggi)
‘Voglio che mio figlio torni’ (leggi)
Pubblicato il
13 Agosto 2020, 06:00