Nuovo codice degli appalti, Puccio (Cepima): rischio corruzione - Live Sicilia

Nuovo codice degli appalti, Puccio (Cepima): rischio corruzione

Il presidente della Cassa edile commenta la norma approvata all'Ars

PALERMO – Il nuovo codice degli appalti approvato recentemente dall’Ars fa discutere. La legge regionale, varata questa settimana da Sala d’Ercole prevede che per le gare al di sotto della soglia di 5 milioni di euro potranno essere invitate 10 imprese, mentre per le opere al di sotto del milione di euro le aziende invitate potranno essere cinque. E se nel mondo politico, nel pieno gioco delle parti, si assiste ai plausi alla nuova norma da parte delle forze di maggioranza e alle critiche delle opposizioni, anche tra gli addetti ai lavori e nel mondo sindacale si registrano pareri contrastanti sulla bontà delle novità introdotte nell’Isola rispetto alla normativa nazionale.

Il presidente della Cassa edile di Palermo, Giuseppe Puccio, solleva delle perplessità sul fronte del pericolo corruzione e di infiltrazioni nel mercato per i lavori pubblici sotto soglia: “Le procedure per l’aggiudicazione degli appalti sotto soglia prevedono che i partecipanti alla gara vengano scelti discrezionalmente dall’ente appaltante, prestando il fianco al rischio di corruzione e di infiltrazioni mafiose”. Per il presidente della Cepima la normativa nazionale offre maggiori garanzie sul piano della concorrenza e su quello del rischio corruzione in quanto “è prevista la possibilità che l’ente appaltante decida di svolgere la gara con un bando pubblico al quale possono partecipare tutte le imprese che ne hanno interesse e sono in possesso dei requisiti richiesti. In questa eventualità la gara viene aggiudicata applicando dei criteri collaudati, che vengono definiti ‘antiturbativa’, perché impediscono che i partecipanti possano mettersi d’accordo”.

Anche per quanto riguarda i tempi la normativa nazionale per Puccio è efficiente: “I tempi di espletamento e di aggiudicazione degli appalti sono stati semplificati grazie a dei meccanismi che permettono di esaminare solo i requisiti del vincitore del bando e non di tutti i partecipanti. Il che riduce parecchio l’iter che porta all’aggiudicazione. E per quanto riguarda la mancanza del personale nelle amministrazioni comunali – conclude Puccio – si potrebbe ricorrere agli uffici regionali per le gare d’appalto (Urega) che negli anni scorsi dimostrarono efficienza e trasparenza anche a fronte di procedure molto complesse e con numerosi partecipanti, oppure alle Centrali di Committenza che potrebbero tornare a svolgere un ruolo importante, sgravando così i comuni da molte incombenze”.


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