La Aligrup è stata per quasi un decennio sotto amministrazione giudiziaria, poi, nel 2010, le quote sono state restituite a Sebastiano Scuto, condannato per associazione mafiosa. Adesso è in crisi: di chi è la colpa?
CATANIA – Sarebbe fin troppo facile dire che “senza la mafia” in Sicilia non si può lavorare, o che “l’amministrazione giudiziaria dello Stato ha fallito con l’Aligrup”. Sarebbe troppo semplice osservare la crisi che vivono i 1800 dipendenti, da due mesi senza stipendio, attraverso l’ottica del bene contro il male, della mafia contro l’antimafia, della legalità contro illegalità. Non sarebbe soltanto semplice, farebbe soprattutto il gioco di chi, sulla pelle dei lavoratori, adesso vuole acquistare la Aligrup attraverso una svendita, una sorta di mercatino delle pulci, dove con un piatto di lenticchie è possibile diventare proprietari di decine di grandi centri commerciali e migliaia di supermercati sotto casa.
Ecco cos’è la vertenza Aligrup: un gioco delle parti, dove -come in ogni crisi – a fare il prezzo sono gli acquirenti. Gli oggetti da acquistare sono le migliaia di vite dei lavoratori in bilico, mentre sullo sfondo si sussurra a mezza bocca ogni particolare sull’ombra della mafia dietro l’Aligrup e sull’arrivo della legalità con la Coop. Vogliamo dare un’etichetta sul piano della legalità alla Aligrup? Atteniamoci ai fatti. Sebastiano Scuto, il fondatore, è stato arrestato nel 2001, sino a quel momento avrebbe fatto parte dell’associazione mafiosa, sarebbe stato favorito dai Laudani ricambiando: si è detto sempre “vittima” della mafia, ma nel 2010 è stato condannato in primo grado per associazione mafiosa.
Quella parentesi tra il suo arresto e la condanna ha visto in primo piano, nella gestione dell’Aligrup, l’amministrazione giudiziaria dello Stato. Dal 2010 sono state restituite le quote a Sebastiano Scuto, escluso un 15% che è stato confiscato. Negli ultimi 11 anni la Aligrup è stata sotto amministrazione giudiziaria per 9 anni. E’ l’impresa simbolo della legalità?
C’è una forza in grado di stritolare mafia e antimafia, Stato e anti-Stato. È il mercato. E in questa morsa rischiano di finire le vite di migliaia di lavoratori, con le loro storie, le sofferenze, le speranze. Sono queste storie che oggi iniziamo a raccontare, partendo da Enzo, dipendente Aligrup che ha 39 anni e una famiglia da mantenere.
Situazione emblematica di come, dietro lo scudo della mafia e dell’antimafia, si sta consumando una vera e propria macelleria sociale. Quella che vogliamo raccontare e che in molti fingono di non vedere. Racconta la tua storia a redazione@livesicilia.it