Bronte, l’assassinio di Ada, le violenze ed il sospetto della premeditazione

L’assassinio di Ada, le violenze ed il sospetto della premeditazione

La vittima Ada Rotini
L'aggravante dopo che la famiglia ha prodotto una denuncia della vittima, risalente a mesi prima
IL PROCESSO IN CORTE D'ASSISE
di
1 min di lettura

CATANIA. Filippo Asero, il marito assassino di Ada Rotini, la quarantaseienne uccisa a coltellate l’8 settembre dell’anno scorso a Bronte, già mesi prima dell’omicidio si sarebbe reso protagonista di atti di violenza e sopraffazione. È quello che aveva segnalato la donna, in una denuncia alle forze dell’ordine. Botte, minacce e insulti. Avrebbe provato a spingere la testa della donna sott’acqua e in passato, nonostante lei gli avesse detto che tra di loro era finita, l’avrebbe anche costretta ad avere rapporti sessuali.

La denuncia è stata trovata in un cassetto dai familiari della donna e adesso il legale della famiglia, l’avvocato Giuseppe Cultrera – difensore di parte civile – ha chiesto e ottenuto che fosse messa agli atti per chiedere, richiesta che effettivamente è stata accolta dalla Procura di Catania, di modificare il capo d’imputazione a carico di Asero, aggiungendo, come elemento più importante, l’aggravante della premeditazione.

Il processo, che si celebra in Corte d’assise a Catania, riprenderà il prossimo 9 novembre. Alla prossima udienza deporranno i primi testimoni dell’accusa. Fonti vicine alla parte civile costituita, per conto della famiglia della vittima, evidenziano come l’obiettivo più importante sia fare giustizia rapidamente, ragion per cui non è stata prodotta una lista di testimoni da parte della famiglia. Del resto i fatti, sottolineano le stesse fonti, sarebbero evidenti.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI