CATANIA – È entrato nel vivo il processo d’appello a carico di Nicola Mancuso, condannato in primo grado all’ergastolo per l’omicidio di Valentina Salamone. La giovane biancavillese trovata morta, legata a una corda come se fosse impiccata, in una villetta di Adrano una maledetta mattina dell’estate del 2010. A oltre dieci anni di distanza è ancora aperto un caso giudiziario che è diventato anche tra i più seguito dai media nazionale.
Nell’ultima udienza sono stati sentiti alcuni testi citati dalla stessa Corte d’Assise d’Appello, presieduta dalla giudice Elisabetta Messina, che dovrebbero servire a chiarire alcuni punti soprattutto sulla morte di Valentina e sugli accertamenti eseguiti sul corpo della giovanissima vittima. È stato ascoltato il medico legale Giuseppe Ragazzi e tre militari del Ris di Messina che si sono occupati degli esami tecnico-scientifici relativi all’indagine avocata dalla Procura Generale.
I testi sono stati anche esaminati dai difensori di Mancuso, gli avvocati Rosario Pennisi e Salvo Burzillà, che hanno impugnato la sentenza di primo grado convinti dell’innocenza del loro assistito.
La Corte d’Assise d’Appello ha chiuso l’istruttoria aggiornando il processo al prossimo primo febbraio 2021 per la requisitoria del sostituto procuratore generale Maria Concetta Ledda. Nella stessa data discutere l’avvocato Dario Pastore, che assiste la famiglia Salamone come parte civile. Poi sarà la volta della difesa. La sentenza, salvo rinvii e repliche, potrebbe arrivare il 19 aprile 2021.