Omicidio Zito a Santa Flavia: |esclusa la pista mafiosa - Live Sicilia

Omicidio Zito a Santa Flavia: |esclusa la pista mafiosa

I rilievi dei carabinieri in via del Bassotto a Bonagia

Il cadavere di Antonino Zito, pregiudicato 32enne di Falsomiele, ucciso con un colpo alla nuca, era stato rinvenuto, semi-carbonizzato, nella periferia di Bagheria. Secondo una prima ricostruzione si è trattato di un'esecuzione. Si privilegia la pista del regolamento di conti nel mondo del traffico di droga.

Il pregiudicato ucciso a dicembre 2012
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PALERMO – Le indagini della Procura di Termini Imerese sull’omicidio di Antonino Zito, il 32enne pregiudicato palermitano, il cui cadavere fu trovato a Santa Flavia il 19 dicembre dello scorso anno, escludono un coinvolgimento di Cosa nostra. Il cadavere del 32enne di Falsomiele ucciso con un colpo alla nuca, era stato rinvenuto, semi-carbonizzato, nella periferia di Bagheria. Secondo una prima ricostruzione si è trattato di un’esecuzione. Sebbene i familiari non ne avessero denunciato la scomparsa, malgrado questi non fosse rientrato la notte precedente, gli investigatori sono risaliti all’identificazione grazie ai tatuaggi che il pregiudicato aveva sulla schiena.

Zito abitava nel rione Falsomiele. Era stato scarcerato ad aprile del 2012 dopo due anni trascorsi in cella. La sua fedina penale era segnata da una sfilza di reati: spaccio di droga, ricettazione e rapina. In carcere c’era finito tre volte fra il 2008 e il 2010. L’ultima volta era stato accusato di fare parte di una banda che assaltava Tir. Un altro indizio – la rottura del femore della vittima – fa ipotizzare che Zito potrebbe essere stato picchiato prima di essere ucciso. Poi, il colpo di grazia sparato con un’arma di piccolo calibro e la decisione di infierire sul corpo con le fiamme, verosimilmente per distruggere ogni traccia utile alle indagini.

Nella mattinata del 19 febbraio, numerosi carabinieri hanno chiuso al traffico la via del Bassotto, a Bonagia, per consentire al personale della squadra rilievi del Comando Provinciale di Palermo di effettuare un approfondito sopralluogo nella via strada dove sorgeva una baracca abusiva per la rivendita di cibo di strada, distrutta dalle fiamme proprio il giorno della scomparsa di Zito. Nell’occasione sono stati raccolti reperti, immediatamente inviati al Ris di Messina per gli accertamenti scientifici, di tipo chimico e biologico, ritenuti di primaria importanza per lo sviluppo delle indagini. La baracca, molto frequentata dagli abitanti del quartiere per la consumazione sul posto di “quarume”, panelle, “stigliole”, viene indicata dai numerosi testimoni, sentiti come persone informate sui fatti, nelle passate settimane, dai carabinieri della Compagnia di Bagheria, come l’ultimo luogo in cui è stato visto Zito prima della scomparsa.

Ed è proprio sulle ultime ore della giovane vittima che è massima l’attenzione degli investigatori, impegnati in una certosina opera di ricostruzione attraverso molteplici testimonianze raccolte, incrociate con i numerosi video acquisiti presso i sistemi di video-sorveglianza, relativi ad esercizi commerciali e in uso a privati, presenti nella zona. Le prime indagini escludono che Zito avesse legami o contrasti con personaggi di Cosa nostra. Inoltre, nel corso delle indagini, sono emerse inquietanti analogie tra l’omicidio in argomento e un fatto di sangue, risalente all’estate del 2008 sempre nei pressi della via del Bassotto, in prossimità del complesso di case popolari, consuetudinariamente indicato dagli abitanti del luogo come il “Dallas”: un altro giovane pregiudicato, Pietro Liga, venne dapprima ferito gravemente con tre colpi di arma da fuoco al torace esplosi da ignoti. Liga morì pochi giorni dopo, presso l’ospedale Civico di Palermo, a seguito delle gravi lesioni riportate.

Le indagini condotte dalla squadra mobile della Questura di Palermo non hanno ancora consentito di individuare gli autori del reato: nel corso del sopralluogo condotto sul luogo dell’agguato, la polizia scientifica ha raccolto due ogive. Liga aveva precedenti per un tentativo di rapina in un supermercato a Termini Imerese. La vittima era stata processata per direttissima e condannato a otto mesi di reclusione con il beneficio della sospensione della pena.

Attualmente, sebbene le indagini proseguano a 360 gradi, l’attenzione degli investigatori è concentrata sul sottobosco criminale degli stupefacenti, tipologia di reato molto diffusa nella zona, che di fatto risulta una delle principali piazze di spaccio dell’area metropolitana palermitana: non si esclude che i delitti siano riconducibili a un “regolamenti di conti” per il controllo del redditizio mercato del narco-traffico.


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