PALERMO – Andare avanti fino alle elezioni del 2022, forse più per convenienza che per convinzione, provando a evitare gli scivoloni d’Aula. Leoluca Orlando prova a serrare i ranghi della sua coalizione e, dopo settimane di tensioni, riunisce la sua giunta e i capigruppo di maggioranza: un vertice durato tre ore, a tratti molto ruvido, da cui si esce con un accordo di massima che però adesso dovrà andare alla prova dei fatti.
I problemi in realtà rimangono tutti: Sinistra Comune e Italia Viva si confermano su posizioni assai distanti, il Partito Democratico, per bocca del suo capogruppo Rosario Arcoleo, chiede a gran voce un rimpasto che rilanci l’azione di governo e il rapporto tra gli assessori e la coalizione è ormai deteriorato, se non praticamente ridotto al lumicino. Non è un caso che il sindaco di Palermo, proprio all’inizio del vertice che avrebbe dovuto riportare serenità tra i suoi dopo la spaccatura sul previsionale 2021, abbia criticato con forza l’atteggiamento della maggioranza che sui cimiteri, tanto per fare un esempio, non ha esitato a mettere sotto accusa Maria Prestigiacomo. Un caso che non è isolato e che avrebbe spinto i componenti della giunta a lamentarsi con il sindaco per il trattamento ricevuto in Aula non solo dalle opposizioni, ma in primis dalla maggioranza.
Un rimprovero, quello del Professore, diretto anche al presidente Totò Orlando, accusato di aver chiesto al ministro dei Trasporti la nomina di un commissario per il ponte Corleone senza prima parlarne con la giunta. Critica che l’altro Orlando, quello che guida il consiglio, non ha esitato a rispedire al mittente: di fronte all’immobilismo della giunta, questo il succo della risposta, non si può restare a guardare, specie se poi a doverci mettere la faccia sono i consiglieri.
Il sindaco ha comunque provato a rimettere ordine in una maggioranza che finora ha proceduto in ordine sparso: la coalizione è quella del 2017 e per evitare che in consiglio si riscrivano di sana pianta le delibere proposte dalla giunta (vedi il bilancio) il Professore ha proposto sia incontri settimanali con la maggioranza, sia una cabina di regia tecnica insieme al vicesindaco Fabio Giambrone, al Capo di Gabinetto, al Direttore generale e al Ragioniere generale.
Un modo per non lavare i panni sporchi a Sala delle Lapidi, confinando nel chiuso dei vertici di maggioranza i dissidi e le divergenze, cercando una sintesi da proporre in Aula. “L’incontro di oggi, che ha visto un lungo e articolato confronto tra i capigruppo consiliari della coalizione e tutti gli assessori – commenta Orlando in una nota – ha confermato la volontà di proseguire insieme il percorso amministrativo e politico avviato nel 2017, proprio a partire da quel programma, dalla sua visione e dai suoi obiettivi”.
Ma gli interventi dei capigruppo non sono stati per niente teneri, a partire da quello del Partito Democratico. “Basta con gli uomini soli al comando – dice in una nota Rosario Arcoleo – Il Pd chiede un patto di fine legislatura per recuperare il dialogo con la città: servono soluzioni sui cimiteri, la semplificazione delle procedure edilizie, la riforma del regolamento tributi, una moratoria sulle tasse del 2021, la modifica dell’articolo 5, un progetto sul tram che sia della città e non solo dell’amministrazione”. Ma i dem sono duri anzitutto col sindaco: “Serve coerenza, non si può un giorno dire che si ignora il 2022 e quello successivo che è invece la priorità”. Il Pd chiede quindi un rilancio dell’azione di governo che passa anzitutto da un rimpasto: “Serve una giunta all’altezza e questa non lo è”.
E se Gianluca Inzerillo di Sicilia Futura ha provato a gettare acqua sul fuoco (“Il nostro obiettivo è risolvere i problemi della città, non siamo interessati a una resa dei conti”), ben più duro è stato il capogruppo di Italia Viva Dario Chinnici: “E’ stato un incontro positivo e dal quale usciamo con una certezza: d’ora in poi l’amministrazione attiva si confronterà su ogni atto con la maggioranza, evitando di ripetere quanto successo col bilancio. Il consiglio comunale non può essere mortificato, né ricevere delibere preconfezionate che invece saranno il frutto di un confronto interno, ma chiediamo anche che la giunta sia all’altezza della sfida su tante questioni che meritano maggiore attenzione”.
Soddisfazione filtra da Sinistra Comune, convinta di aver imposto la propria linea: non potranno più esserci maggioranze variabili in consiglio – è il ragionamento – visto che tutto passerà da una preventiva condivisione con la giunta e la maggioranza resta quella uscita dalle urne, senza nuove geometrie d’Aula. “Abbiamo ripristinato il luogo della discussione politica – spiegano da Sc – e ribadito le ragioni della coalizione, ora andiamo avanti”.
Il prossimo appuntamento è per sabato, quando la coalizione si riunirà ancora una volta, ma è evidente il rischio che il chiarimento politico di oggi resti lettera morta. La crisi di governo a Roma ha congelato le posizioni politiche e rende incerto il perimetro delle coalizioni che si presenteranno nel 2022, con i partiti a Sala delle Lapidi che oggi preferiscono restare fermi pur di non sbagliare mossa. “La sensazione è che si vada avanti per inerzia, tirando a campare”, dice a taccuini chiusi un esponente della maggioranza e niente sembra poter impedire che il consiglio si trasformi nuovamente in una trappola per il sindaco: la battaglia sui cimiteri ha costretto il Professore a chiedere un prelievo urgente dal fondo di riserva, il che potrebbe spingere l’Aula a ripetere il copione, e le critiche agli assessori, alcuni dei quali considerati invisibili e immobili, continuano a fioccare. Il primo banco di prova sarà il bilancio 2021, sempre che si trovino i soldi, e con esso il mutuo sul tram: la maggioranza dovrà decidere se accenderlo, per quale cifra (21 milioni o più) e con quale destinazione.